Genova: divieto di raccolta firme per l'aborto, l'università la considera "iniziativa politica"

Università di Genova: Divieto di raccolta firme per il diritto all'aborto scatena polemiche
Una bufera si abbatte sull'Università di Genova dopo il divieto imposto alla raccolta firme per il diritto all'aborto, promossa dall'attivista studentesca Irene Bassanese del movimento "My voice my choice". La decisione dell'ateneo ha suscitato forti reazioni, con il Rettorato che si difende dichiarando di non essere stato informato della iniziativa.
Irene Bassanese, studentessa e attivista impegnata nella difesa dei diritti delle donne, ha denunciato la decisione dell'università definendola "inaccettabile". "Riteniamo - ha dichiarato Bassanese - che il divieto di raccogliere firme per una causa così importante come il diritto all'aborto sia una grave limitazione alla libertà di espressione e di partecipazione democratica all'interno del campus universitario. Si tratta di un diritto fondamentale, non di una questione politica strumentalizzabile".
La studentessa ha quindi chiesto l'intervento del Comitato Pari Opportunità dell'università, affinché intervenga per tutelare il diritto delle studentesse e degli studenti di esprimere la propria opinione su tematiche cruciali per la società. "Il diritto all'aborto è un diritto sancito dalla legge - ha sottolineato Bassanese - e l'università dovrebbe garantire un ambiente inclusivo e rispettoso di tutti i punti di vista, anche quelli che potrebbero risultare scomodi o controversi. Il nostro obiettivo non è fare proselitismo, ma semplicemente informare e garantire che le studentesse siano consapevoli dei propri diritti".
Dal Rettorato arriva invece una dichiarazione di sorpresa e di presa di distanza dall'accaduto. "Non siamo stati informati della iniziativa di raccolta firme" - si legge in una nota ufficiale - "e pertanto non abbiamo potuto autorizzarla. L'università non può tollerare iniziative di natura politica all'interno delle sue strutture". Tale affermazione ha però alimentato le critiche, con molti che sottolineano come la tutela del diritto all'aborto sia una questione di diritti civili e non meramente politica.
La vicenda si presenta quindi come un caso emblematico delle difficoltà che si incontrano nel garantire la libertà di espressione e di partecipazione democratica all'interno delle istituzioni universitarie, soprattutto su temi sensibili come quello dell'aborto. La richiesta di intervento del Comitato Pari Opportunità si configura come un passaggio fondamentale per dirimere la controversia e stabilire un precedente importante sulla gestione di iniziative studentesche all'interno dell'Università di Genova. La situazione è destinata a tenere banco nei prossimi giorni, con l'attesa di ulteriori sviluppi e chiarimenti da parte delle istituzioni universitarie.
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