Trump abbandonato da alleati e finanziatori: l'accusa di sabotaggio americano.

Non solo Silicon Valley: la controffensiva contro Trump sul fronte delle tariffe
La guerra commerciale di Donald Trump sta subendo un duro colpo, non solo da parte delle aziende tecnologiche della Silicon Valley, ma anche da un fronte inaspettato e potente: petrolieri, finanzieri e senatori repubblicani. Questi influenti attori, storicamente alleati del Presidente, stanno voltando le spalle alla sua politica protezionistica, denunciandola come dannosa per l'economia americana. La strategia delle tariffe, inizialmente presentata come un mezzo per "riequilibrare" il commercio globale, si sta rivelando un boomerang, colpendo duramente settori chiave dell'economia statunitense e generando un'ondata di malcontento.
"Così rovini l'America," è il grido di protesta che si leva da più parti. Non si tratta più solo di lamentele da parte di aziende tecnologiche, ma di un vero e proprio attacco frontale da parte di esponenti di peso del mondo degli affari e della politica. La crescente pressione sta spingendo molti a rivalutare il costo reale delle tariffe, evidenziando come i dazi non solo aumentino i prezzi per i consumatori, ma minino la competitività delle aziende americane sui mercati internazionali.
Fonti interne riferiscono di un crescente malessere tra i repubblicani, con senatori di peso che esprimono preoccupazione per le conseguenze a lungo termine della politica di Trump. L'impatto sulle esportazioni di petrolio, ad esempio, è diventato un punto cruciale di dibattito, con alcuni esponenti del settore che accusano l'amministrazione di aver sottovalutato le ripercussioni negative sui mercati globali. Anche il settore finanziario, tradizionalmente vicino all'amministrazione Trump, sta manifestando segnali di preoccupazione per la crescente instabilità economica provocata dalle tensioni commerciali.
L'opposizione al Presidente, quindi, non si limita più ad un coro di voci provenienti dalla costa occidentale. Si tratta di un fronte ampio e diversificato, unito dall'obiettivo di frenare la politica protezionistica di Trump prima che causi danni irreparabili all'economia americana. Il cambiamento di rotta, anche se parziale per ora, rappresenta un segnale preoccupante per l'amministrazione, indicando una crescente erosione del consenso e una difficoltà sempre maggiore a mantenere il sostegno dei suoi tradizionali alleati. Il futuro della guerra commerciale appare, pertanto, più incerto che mai, con l'amministrazione Trump costretta a confrontarsi con una sempre più forte e articolata resistenza interna.
La situazione è in continua evoluzione e si attende con interesse l'evolversi degli eventi e la risposta dell'amministrazione alle crescenti pressioni.
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