Rientro a casa

Rientro a casa

Il disperato appello di Shmuel Cohen a Netanyahu: "Guardami negli occhi!"

"Netanyahu, guardami negli occhi, guarda negli occhi di un padre a cui hai dato una condanna. Vuoi sacrificare i nostri figli per i piaceri del potere?" Questo il grido straziante di Shmuel Cohen, padre di Eitan, il bambino al centro della complessa disputa sulla sua custodia tra Israele e Italia, in seguito alla tragedia della funivia del Mottarone. Le parole di Cohen, cariche di dolore e rabbia, risuonano come un'accusa diretta al Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
La situazione di Eitan rimane precaria, appesa a un filo di decisioni politiche e legali. Cohen, attraverso la sua disperata richiesta di un intervento diretto da parte di Netanyahu, ha espresso la sua profonda angoscia e la sua preoccupazione per il futuro del figlio. La sua richiesta è semplice ma carica di significato: "Portateli tutti a casa prima che sia troppo tardi." Con "tutti" si riferisce probabilmente ai bambini coinvolti in simili controversie internazionali di affidamento, sollevando implicitamente la questione di un più ampio problema di protezione dei minori in casi di conflitto tra Stati.
L'appello di Cohen è un appello alla coscienza, un urlo di dolore che si leva oltre le barriere politiche e legali. È una richiesta di umanità, di comprensione del trauma vissuto da un padre che ha già perso così tanto. Le parole "piaceri del potere" suggeriscono una critica forte e diretta alle possibili influenze politiche che potrebbero compromettere la soluzione di un caso di evidente sofferenza umana. La situazione richiede una riflessione attenta: è giusto che la vita di un bambino, il suo benessere emotivo e psicologico, siano oggetto di trattative politiche?
La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione l'evolversi della situazione. La speranza è che le parole di Cohen, il suo appello straziante e disperato, possano scuotere le coscienze e portare ad una rapida risoluzione che ponga fine alle sofferenze di Eitan e della sua famiglia. La vicenda, infatti, trascende la semplice questione di un affidamento: si tratta della tutela dei diritti fondamentali di un bambino, di un diritto all'infanzia serena e protetta, un diritto che nessuna trattativa politica dovrebbe mai compromettere. Il mondo attende una risposta, una risposta che dia priorità alla dignità umana e al benessere di un bambino innocente.

(15-03-2025 22:44)