Papa Francesco: 200mila euro ai detenuti prima della morte, secondo Mons. Ambarus

Delegato Vaticano delude: "Istituzioni inerte, bilancio negativo"
Monsignor Ambarus, delegato del Vaticano per le carceri italiane, ha espresso un forte disappunto per l'immobilismo delle istituzioni in merito al sostegno dei detenuti. In una recente intervista, ha dichiarato: "Nonostante il nostro enorme impegno, le istituzioni non hanno fatto nulla per dare anche solo un piccolo segnale di attenzione e collaborazione. Il mio bilancio, purtroppo, non è positivo." La sua affermazione evidenzia una profonda frustrazione per la mancanza di concretezza nell'affrontare le problematiche legate al reinserimento sociale dei detenuti e alle condizioni di vita all'interno delle strutture carcerarie italiane.
Il delegato ha sottolineato la necessità di un intervento strutturale e coordinato tra le varie istituzioni per garantire un'effettiva assistenza ai detenuti, non solo a livello materiale ma anche formativo e riabilitativo. La mancanza di una risposta adeguata, secondo Monsignor Ambarus, compromette gravemente le possibilità di reinserimento sociale e aumenta il rischio di recidività.
A mitigare parzialmente il quadro drammatico dipinto da Monsignor Ambarus è giunta però una notizia confortante: “Prima di morire, Papa Francesco ha donato 200.000 euro ai detenuti dal suo conto personale”. La generosa donazione, resa nota dallo stesso Monsignor Ambarus, dimostra la sensibilità del Pontefice verso la situazione delle persone private della libertà e rappresenta un segnale di speranza, anche se chiaramente insufficiente a colmare il vuoto lasciato dall'inerzia delle istituzioni.
La dichiarazione del delegato Vaticano solleva interrogativi importanti sul ruolo delle istituzioni italiane nel garantire i diritti e il benessere dei detenuti. L'impegno della Chiesa, rappresentato dalla significativa donazione di Papa Francesco e dal costante lavoro di Monsignor Ambarus, evidenzia un contrasto netto con l'apparente indifferenza di alcuni organi dello stato. È necessario, quindi, un'azione immediata e coordinata per migliorare le condizioni di vita nelle carceri e per favorire un effettivo processo di reinserimento sociale dei detenuti, garantendo loro una seconda possibilità e contribuendo ad una società più giusta ed equa. Un impegno che richiede non solo risorse economiche, ma soprattutto una reale volontà politica e un cambiamento culturale profondo.
La situazione, come sottolineato da Monsignor Ambarus, necessita di un'attenzione urgente e di un'azione concertata da parte di tutte le istituzioni coinvolte. Solo con un impegno serio e coordinato sarà possibile garantire una prospettiva di futuro ai detenuti e contribuire a costruire una società più inclusiva e solidale. Il Governo Italiano è chiamato a rispondere con concretezza alle criticità sollevate.
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