Crisi globale: dazi e fuga cinese dai Treasury, Confindustria teme una recessione strutturale

Washington frena sui dazi alle navi cinesi: esenzioni ampliate dopo le proteste
Washington ha confermato l'intenzione di aumentare gli oneri portuali per le navi cinesi, ma ha ampliato le esenzioni a seguito delle forti proteste sollevate dal settore. La decisione, annunciata ieri, ha suscitato reazioni contrastanti sui mercati asiatici, con Tokyo che ha registrato un andamento positivo, mentre altre piazze si sono mosse in modo più cauto. La Cina, intanto, continua a ridurre la propria esposizione ai Treasury statunitensi.
La notizia arriva dopo settimane di tensioni tra Stati Uniti e Cina, con l'amministrazione Biden che ha motivato la stretta sugli oneri portuali con la necessità di contrastare pratiche commerciali ritenute sleali da parte di aziende cinesi. Le nuove misure, inizialmente previste in modo più ampio, sono state riviste alla luce delle preoccupazioni espresse da diverse associazioni di categoria, tra cui la potente lobby marittima americana. L'allargamento delle esenzioni, se da un lato ha mitigato l'impatto negativo sulle aziende, dall'altro ha lasciato aperta la possibilità di ulteriori misure restrittive in futuro.
"La situazione rimane delicata e necessita di attenta osservazione", ha dichiarato un analista finanziario interpellato dall'agenzia Reuters. L'incertezza riguardo alle future politiche commerciali statunitensi sta generando volatilità sui mercati, con gli investitori che cercano di valutare le potenziali conseguenze a lungo termine. La fuga della Cina dai Treasury, intanto, continua a far discutere, rappresentando un segnale di crescente sfiducia nei confronti del dollaro statunitense.
In Italia, Confindustria ha espresso forti preoccupazioni, avvertendo di un "rischio di crisi strutturale" per le imprese italiane coinvolte nel commercio con la Cina. L'associazione degli industriali ha chiesto al governo italiano di intervenire a livello europeo per sollecitare una maggiore chiarezza da parte dell'amministrazione americana e per difendere gli interessi delle aziende italiane. La situazione richiede un monitoraggio costante, con l'auspicio di una rapida de-escalation delle tensioni commerciali e di un ritorno a un clima di maggiore stabilità internazionale.
Le conseguenze di queste nuove misure sui prezzi dei beni di consumo e sulle catene di approvvigionamento globale sono ancora da valutare pienamente. Gli esperti prevedono un aumento dei costi di trasporto marittimo, con possibili ripercussioni sull'inflazione a livello mondiale. La situazione, complessa e in continua evoluzione, richiede un'attenta analisi e un monitoraggio costante da parte di governi e imprese.
Per ulteriori approfondimenti sull'impatto delle politiche commerciali statunitensi sull'economia globale, si consiglia di consultare la Banca Mondiale e l'FMI.
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