Il delitto di Fidene: ergastolo per Campiti

Il delitto di Fidene: ergastolo per Campiti

Strage di Fidene: Ergastolo per Campiti, la vendetta contro lo "Stato"

Roma, 11 dicembre 2024 - Quattro donne uccise a sangue freddo durante una riunione di condominio. Un'esecuzione premeditata, un'atrocità che ha scosso l'Italia. La sentenza è arrivata: ergastolo per Salvatore Campiti, l'uomo ritenuto responsabile della strage di Fidene, avvenuta l'11 dicembre 2022. Una sentenza che chiude, almeno giudizialmente, un capitolo oscuro e violento della cronaca romana, ma lascia aperte molte domande sulle motivazioni di un gesto così efferato.

"Un rancore profondo, una vendetta contro lo Stato, contro un sistema che sentiva lo opprimeva", queste le parole del procuratore che ha condotto le indagini, parole che trovano riscontro nelle dichiarazioni dello stesso Campiti durante il processo. L'uomo, infatti, aveva più volte espresso un forte disagio nei confronti del Consorzio di gestione del complesso residenziale di Fidene, accusandolo di essere un vero e proprio "Consorzio del male", responsabile delle sue difficoltà economiche e dei problemi legati alla sua abitazione. Una visione paranoica, forse, ma che ha alimentato un odio incontrollabile culminato nel massacro.

Le vittime, tutte donne, erano presenti alla riunione del condominio. Tra loro, anche la presidente del consorzio, colpita ripetutamente dall'uomo. Le testimonianze dei superstiti, ancora sotto shock, hanno ricostruito una scena di orrore indescrivibile. Un uomo armato che sparava senza pietà, un'escalation di violenza inaudita che ha lasciato il segno nella comunità e nell'opinione pubblica.

La sentenza di ergastolo rappresenta una chiusura, seppur parziale, per le famiglie delle vittime. Ma la tragedia di Fidene rimane un monito sulla violenza e sul pericolo rappresentato dall'odio incontrollato, dalla spirale di rancore che, se non gestita, può portare a conseguenze estreme e irreparabili. Rimane, inoltre, la domanda su come un sistema, quello del Consorzio, possa aver contribuito, anche in minima parte, a creare un terreno fertile per un simile atto di violenza. L'inchiesta, a questo proposito, continua.

L'analisi del caso evidenzia la necessità di una maggiore attenzione ai segnali di disagio e all'importanza di promuovere politiche di mediazione e gestione dei conflitti, soprattutto nei contesti di convivenza, come quelli condominiali. La prevenzione della violenza è un impegno che coinvolge tutti, istituzioni e cittadini. Solo così si potrà sperare di evitare che tragedie simili si ripetano in futuro.

(16-04-2025 20:28)