Budapest: Pride vietato, l'Europa protesta

La comunità LGBTQ+ rilancia il Pride: pressione su Orbán e appello a Bruxelles
Il 28 giugno, data simbolo per la comunità LGBTQ+, tornerà a risuonare di rivendicazioni e di richieste di giustizia. Dopo la decisione del governo ungherese di vietare il Budapest Pride, la comunità LGBTQ+ internazionale e quella europea in particolare, si mobilita per una risposta forte e decisa. Non solo un corteo, ma un vero e proprio appello alla solidarietà, un grido contro la repressione e l'intolleranza.
La notizia del divieto, emessa dal governo di Viktor Orbán, ha scatenato una ondata di sdegno in tutta Europa. Le organizzazioni LGBTQ+ stanno pianificando una contro-manifestazione massiccia, non solo a Budapest, ma in diverse capitali europee, per esprimere la propria solidarietà e ribadire l'importanza dei diritti LGBTQ+. La richiesta è unanime: Bruxelles deve intervenire con sanzioni concrete nei confronti del governo ungherese, che con questa decisione viola i principi fondamentali di libertà e uguaglianza.
“Non ci lasceremo intimidire”, ha dichiarato un portavoce della rete europea di organizzazioni LGBTQ+. “Il divieto del Budapest Pride è un attacco inaccettabile ai diritti fondamentali e alla libertà di espressione. Chiediamo all'Unione Europea di agire immediatamente e di sanzionare il governo Orbán per questa grave violazione.”
La mobilitazione non si limita alle parole. Sono già in corso iniziative di raccolta fondi per sostenere le organizzazioni LGBTQ+ ungheresi e per finanziare la partecipazione al corteo. Molti attivisti e associazioni provenienti da diversi paesi europei hanno annunciato la loro presenza a Budapest per il 28 giugno, con l'obiettivo di formare un fronte comune e di testimoniare la solidarietà internazionale.
L'Europa guarda a Budapest, ma non solo. La vicenda mette in luce la crescente preoccupazione per la deriva autoritaria di alcuni governi europei e la necessità di una maggiore protezione dei diritti LGBTQ+. La lotta per i diritti LGBTQ+ è una lotta per i diritti umani. E la risposta della comunità internazionale deve essere forte e inequivocabile. ILGA-Europe, principale organizzazione per i diritti LGBTQ+ in Europa, ha già condannato duramente il divieto e si sta adoperando per coordinare le azioni di protesta. L'appello è chiaro: nessuno può tacere di fronte alla repressione.
Il 28 giugno sarà un giorno cruciale per dimostrare che l'Europa è unita nella difesa dei diritti di tutte le persone, senza distinzioni.
(