Insegnante arrestata per favoreggiamento di Messina Denaro

Insegnante arrestata per favoreggiamento di Messina Denaro

Insegnante arrestata: il ruolo chiave nella latitanza di Messina Denaro

Un nuovo tassello si aggiunge al complesso mosaico della latitanza di Matteo Messina Denaro. Questa volta al centro dell'inchiesta c'è Floriana Calcagno, nipote del boss Francesco Luppino, accusata di aver fornito un servizio di staffetta e scorta al latitante mafioso utilizzando la propria auto. A incastrare la Calcagno, le lettere di Laura Bonafede, un'insegnante arrestata con l'accusa di aver favorito la latitanza del superlatitante.


L'indagine, condotta dalla DDA di Palermo, ha svelato un' intricata rete di complicità che ha permesso a Messina Denaro di muoversi indisturbato per anni. Le lettere ritrovate dalla Guardia di Finanza e sequestrate dagli inquirenti, rivelano una fitta corrispondenza tra la Bonafede e il capomafia. Dai testi emerge chiaramente la collaborazione attiva della donna nella gestione degli spostamenti e delle esigenze del boss.


Secondo quanto emerso dalle indagini, Floriana Calcagno avrebbe giocato un ruolo determinante in questo sistema di supporto logistico, garantendo a Messina Denaro la possibilità di spostarsi in sicurezza, cambiando spesso auto e percorsi, grazie alla sua rete di contatti e alla sua disponibilità a fornire un mezzo di trasporto fidato. La sua collaborazione, dunque, sarebbe stata essenziale per la prosecuzione della latitanza di Messina Denaro.


L'arresto dell'insegnante Bonafede e le accuse mosse a Calcagno rappresentano un duro colpo alle organizzazioni mafiose e dimostrano l'efficacia delle indagini che continuano a svelare le complesse strategie adottate dai boss per sfuggire alla giustizia. L'inchiesta si concentra ora sull'individuazione di eventuali altri complici e sull'accertamento di tutti i dettagli che consentiranno di ricostruire con precisione il percorso di Messina Denaro durante la sua lunga latitanza. La scoperta delle lettere costituisce una prova inconfutabile dell’attività di supporto e fornisce nuovi spunti investigativi per approfondire il ruolo svolto da altri soggetti nel proteggere il latitante.


L'operazione dimostra ancora una volta come la lotta contro la mafia richieda un impegno costante e una collaborazione capillare tra le forze dell'ordine e la magistratura. La capacità di decifrare le comunicazioni criptate e di ricostruire le reti di protezione che consentono la latitanza dei mafiosi rappresenta una sfida complessa ma fondamentale per smantellare definitivamente le organizzazioni criminali. Questo successo investigativo offre un segnale di speranza nella lotta contro la criminalità organizzata e conferma la determinazione dello Stato italiano nel perseguire la giustizia e nel garantire sicurezza ai cittadini.

(14-04-2025 14:01)