Fine della cannabis light tra le colline senesi: una coltivazione paragonata alla salvia.

Addio alla Canapa Light a Montepulciano: Un Sogno Svanito tra i Vigneti
Il Decreto Sicurezza stronca l'azienda agricola di due giovani imprenditori che esportavano canapa in tutto il mondo. Una realtà fiorente nel cuore della Toscana, ora costretta a chiudere.MONTEPULCIANO (SIENA) - Un'azienda agricola che rappresentava un esempio di imprenditorialità giovanile e innovazione nel settore agricolo senese, ora si trova a fare i conti con un futuro incerto. Marco e Luca, due giovani imprenditori, avevano investito anima e corpo nella coltivazione di canapa light, creando un'attività di successo che esportava i propri prodotti in diversi Paesi europei ed extraeuropei. La loro produzione, curata nei minimi dettagli tra i vigneti delle colline di Montepulciano, era diventata un punto di riferimento per la qualità e la sostenibilità.
Ma il Decreto Sicurezza, con le sue recenti modifiche, ha cambiato drasticamente le carte in tavola. La normativa ha infatti inasprito le limitazioni sulla coltivazione e la commercializzazione della canapa light, rendendo di fatto impossibile continuare l'attività per molte aziende, tra cui quella di Marco e Luca. “È assurdo”, afferma Marco, visibilmente amareggiato. “Abbiamo investito anni di lavoro, risorse economiche e passione in questo progetto. Ora, da un giorno all'altro, ci troviamo a dover chiudere. È come se ci vietassero di coltivare la salvia”.
La loro canapa, con un contenuto di THC inferiore ai limiti consentiti dalla legge, non presentava alcun rischio per la salute pubblica. La produzione rispettava tutte le norme vigenti, e i controlli delle autorità competenti lo avevano sempre confermato. Il successo dell'azienda dimostrava la validità del loro modello di business, basato sulla qualità del prodotto e sulla promozione di un'agricoltura sostenibile.
L'impatto della decisione è devastante non solo per i due giovani imprenditori, ma anche per l'economia locale. L'azienda, infatti, creava posti di lavoro e contribuiva al dinamismo del territorio. La situazione ha sollevato un vespaio di polemiche, con molti che chiedono una revisione della normativa attuale, considerata eccessivamente restrittiva e dannosa per realtà imprenditoriali virtuose.
“Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni”, conclude Luca. “Chiediamo solo di poter continuare a lavorare, di poter coltivare la nostra terra nel rispetto delle leggi. Speriamo che le autorità riconsiderino questa decisione e trovino una soluzione che ci permetta di continuare la nostra attività”. La vicenda di Marco e Luca rappresenta un caso emblematico di come la burocrazia e una legislazione poco chiara possano mettere a rischio piccole realtà imprenditoriali innovative e di successo. La loro storia lascia un profondo senso di amarezza e solleva interrogativi sulla capacità del sistema di sostenere l'imprenditoria giovanile nel settore agricolo.
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