A Washington, Meloni chiarisce la sua posizione.
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A Trump non interessano i ponti, ma gli inchini: Meloni a Washington, non c’è spazio per l’ambiguità
Dopo settimane passate a tessere la tela diplomatica, nel tentativo di ottenere un incontro alla Casa Bianca, la premier Meloni si trova di fronte a una dura realtà: il rapporto con l'ex presidente Trump, in piena campagna elettorale, si preannuncia tutt'altro che una passeggiata e potrebbe nascondere insidie. L'incontro, tanto desiderato quanto potenzialmente pericoloso, mette in luce una divergenza di approcci e di priorità che rischia di trasformarsi in un vero e proprio test per la leadership italiana.
La strategia di Trump, infatti, sembra improntata non tanto alla costruzione di solide alleanze transatlantiche, quanto alla ricerca di figure che ne legittimino la visione politica e le ambizioni di ritorno alla presidenza. La richiesta di un incontro, lungamente inseguita dal governo italiano, si traduce quindi in una prova di fedeltà, in un implicito invito all'allineamento che mal si concilia con la complessa architettura della politica estera italiana e con gli equilibri europei.
Il rischio è che Meloni venga utilizzata come un'ulteriore pedina nella narrazione di Trump, come un simbolo della sua ritrovata influenza internazionale. Un'immagine che, seppur lusinghiera nell'immediato, potrebbe rivelarsi dannosa nel lungo periodo, minando la credibilità dell'Italia presso i partner europei e transatlantici. Il viaggio a Washington impone quindi una riflessione profonda: non c'è spazio per ambiguità, né per concessioni che possano compromettere gli interessi nazionali e la solidità del fronte occidentale. L'Italia, nel dialogo con Trump, dovrà dimostrare di saper mantenere una linea chiara e coerente, ancorata ai valori democratici e al rispetto delle regole internazionali.
Rimane da vedere se l'incontro porterà a reali benefici per l'Italia o se si rivelerà unicamente un'operazione di immagine a vantaggio dell'ex presidente americano.
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