Il dietrofront del magnate sui dazi: il ruolo di Bessent, Lutnick, senatori e mercati in crisi.

Trump sospende i dazi: il dietro le quinte di una svolta
Una decisione a sorpresa quella del Presidente degli Stati Uniti, che ha deciso di sospendere per 90 giorni i dazi su alcune importazioni. La mossa, annunciata tra domenica e lunedì, arriva in un contesto di forte turbolenza sui mercati finanziari, con le borse in rosso e il rendimento dei titoli di Stato americani a 10 anni in aumento. Ma quali sono le ragioni dietro questo repentino cambio di rotta? Le indiscrezioni parlano di un'intensa pressione esercitata su Trump da diversi attori chiave.
Secondo alcune fonti, un ruolo determinante sarebbe stato giocato da personaggi di spicco del mondo finanziario, come Barry Bessent e Barry Lutnick. Questi avrebbero espresso al Presidente le loro preoccupazioni riguardo all'impatto negativo dei dazi sull'economia americana, amplificato dalla già precaria situazione dei mercati. La loro influenza, unita a quella di alcuni senatori repubblicani preoccupati per le conseguenze elettorali di una politica protezionistica troppo aggressiva, sembra aver convinto Trump a riconsiderare la sua posizione.
La sospensione dei dazi, inizialmente prevista solo per alcune categorie di prodotti, potrebbe rappresentare un'apertura verso una maggiore flessibilità nella politica commerciale dell'amministrazione Trump. L'obiettivo, secondo gli analisti, sarebbe quello di evitare un ulteriore aggravamento della situazione economica, in vista delle prossime elezioni presidenziali.
L'aumento del rendimento dei titoli di Stato a 10 anni, un indicatore chiave della fiducia degli investitori nell'economia americana, aveva raggiunto livelli allarmanti, alimentando le preoccupazioni di una possibile recessione. Questa situazione di incertezza, unita alla performance negativa delle borse, ha probabilmente spinto Trump a cercare una soluzione che potesse rassicurare i mercati e contrastare il crollo della fiducia.
La decisione di sospendere i dazi, seppur temporanea, rappresenta un segnale importante. Dimostra una certa apertura da parte del Presidente alla pressione esercitata da settori influenti dell'economia americana e dalla preoccupazione crescente per le conseguenze delle sue politiche protezionistiche. Rimane da vedere se questa svolta rappresenterà un cambio di rotta più strutturale o un semplice intervento temporaneo per gestire una crisi di mercato. Il futuro delle relazioni commerciali degli Stati Uniti con il resto del mondo, e l'andamento dei mercati finanziari, saranno osservati con attenzione nelle prossime settimane.
L'evoluzione di questa situazione richiederà un attento monitoraggio per comprendere appieno le implicazioni a lungo termine per l'economia globale e per la politica interna statunitense.
(