Scontro nel Pd a Strasburgo: diversi voti su ReArm.

Pd spaccato a Strasburgo: sì dei dem alla relazione finale, ma guerra sull'emendamento ReArm
La maggioranza dei deputati del Partito Democratico ha votato compatta a favore della relazione finale presentata al Parlamento Europeo, ma la frattura interna è emersa prepotentemente sul delicato tema della riforma della politica di difesa europea. A Strasburgo, infatti, si è consumato un nuovo scontro interno al PD sull'emendamento pro ReArm, una proposta che ha visto schieramenti opposti all'interno del gruppo.
Mentre una parte del partito ha espresso un netto favore, altri hanno mostrato forti perplessità, generando un dibattito acceso e dimostrando ancora una volta le profonde divisioni interne al partito su questioni di politica estera e sicurezza.
A rompere gli indugi e a prendere posizione a favore dell'emendamento sono stati due esponenti di spicco del PD: Brando Benifei e Pina Picierno. Le loro dichiarazioni a favore dell'emendamento hanno acceso i riflettori sulle divergenze strategiche all'interno del gruppo. Picierno, in particolare, ha sottolineato l'importanza di una politica di difesa europea più forte ed efficace, evidenziando l'esigenza di una maggiore integrazione tra gli Stati membri. Anche Gori si è espresso a favore.
"Questo emendamento rappresenta un passo fondamentale verso una maggiore autonomia strategica dell'Unione Europea", ha affermato Benifei in un'intervista rilasciata poco dopo il voto. "Dobbiamo investire di più nella difesa comune per garantire la sicurezza dei nostri cittadini e difendere i nostri interessi in un mondo sempre più complesso e incerto."
La spaccatura all'interno del PD, però, non è passata inosservata. L'opposizione all'emendamento ha sottolineato le preoccupazioni relative al possibile aumento delle spese militari e alle conseguenze per le politiche sociali. La discussione, dunque, non si chiude con il voto, ma continua all’interno del partito, promettendo ulteriori confronti e dibattiti sulle future strategie del PD in ambito di politica estera e di difesa.
La vicenda evidenzia la difficoltà del PD a trovare una linea unitaria su temi complessi e delicati come la politica di difesa europea. Un segnale che certo non rasserena gli alleati e che impone una seria riflessione interna sul futuro del partito.
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