Politico-santone condannato: indotto madre a non denunciare abusi sulla figlia

Massimo Ripepi, sei mesi per favoreggiamento: il politico-santone si proclama "vittima come Gesù"
Scandalo in Calabria: Massimo Ripepi, coordinatore regionale del movimento di Bandecchi e figura di spicco di Fratelli d'Italia nel reggino, è stato condannato a sei mesi di reclusione per favoreggiamento personale. La sentenza, emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, lo condanna per aver convinto una madre a non denunciare gli abusi subiti dalla figlia minore. Una vicenda che ha scosso la comunità e getta un'ombra pesante sulla carriera politica di Ripepi, descritto da alcuni come un vero e proprio "politico-santone".
"Io vittima come Gesù", avrebbe dichiarato Ripepi dopo la condanna, una frase che ha ulteriormente alimentato le polemiche e le critiche. La sua autoproclamazione a vittima, a fronte di un'accusa così grave, ha suscitato indignazione e perplessità. La vicenda evidenzia un abuso di potere e una grave mancanza di rispetto per la giustizia e per la vittima degli abusi. La difesa di Ripepi, ancora in attesa di dichiarazioni ufficiali, dovrà ora affrontare la complessità di una condanna che compromette irrimediabilmente la sua immagine pubblica.
L'accusa si basa sulla testimonianza della madre, che ha raccontato come Ripepi, sfruttando la sua influenza e la sua posizione di fiducia all'interno della comunità, l'avesse convinta a non sporgere denuncia, impedendo così l'avvio di un'azione giudiziaria contro gli autori degli abusi. La gravità del reato è accentuata dal ruolo pubblico ricoperto da Ripepi, che avrebbe dovuto essere un esempio di rispetto delle leggi e di tutela dei più deboli, anziché un ostacolo alla giustizia.
La sentenza rappresenta un duro colpo per il movimento politico di Bandecchi e per Fratelli d'Italia in Calabria. Resta da capire quali saranno le conseguenze politiche di questa condanna per Ripepi e quale sarà la linea adottata dal suo partito. La vicenda solleva interrogativi importanti sul ruolo delle figure politiche di spicco e sulla loro responsabilità nel proteggere le vittime e nel garantire il rispetto della legge. Il caso Ripepi, dunque, diventa un monito sulla necessità di trasparenza e di lotta contro ogni forma di abuso di potere.
Il percorso giudiziario non è concluso e si attendono ulteriori sviluppi. La condanna, per ora definitiva in primo grado, potrebbe essere oggetto di appello. La vicenda, nel frattempo, continua ad alimentare il dibattito pubblico sulla giustizia e sulla lotta alle violenze contro i minori.
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