Sclerosi multipla: Tribunale di Trieste respinge richiesta suicidio assistito

Tribunale di Trieste nega suicidio assistito: l'Associazione Luca Coscioni parla di "interpretazione incostituzionale"
Il Tribunale di Trieste ha respinto la richiesta di suicidio assistito di una donna affetta da sclerosi multipla. La decisione, resa pubblica nelle scorse ore, ha motivato il rigetto affermando che la condizione della paziente non rientra nei parametri previsti dalla legge per l'accesso al suicidio medicalmente assistito, in quanto la sua situazione non dipende da trattamenti di sostegno vitale.
Questa interpretazione, però, è stata contestata duramente dall'Associazione Luca Coscioni, che segue il caso da vicino. Secondo l'associazione, la decisione del Tribunale non è conforme al dettato costituzionale e rappresenta una restrizione ingiustificata del diritto alla autodeterminazione della persona. "Si tratta di una interpretazione restrittiva e rigida della legge 219/17, che limita l'accesso al suicidio assistito a un numero ristretto di casi, escludendo situazioni di sofferenza grave e intollerabile come quella della nostra assistita", ha dichiarato un rappresentante dell'Associazione Luca Coscioni.
L'Associazione ha sottolineato come la sofferenza della donna, causata dalla progressione della malattia, sia profonda e incurabile. La sua condizione di vita, secondo l'Associazione Luca Coscioni, è caratterizzata da una qualità della vita compromessa in modo irreversibile, rendendo la sua sofferenza intollerabile e senza possibilità di sollievo.
La decisione del Tribunale di Trieste solleva importanti questioni interpretative sulla legge 219/17 sul fine vita. L'Associazione Luca Coscioni ha annunciato il ricorso contro la sentenza, puntando a far valere il diritto della donna a una scelta libera e consapevole riguardo al proprio destino. La battaglia legale proseguirà, con l'obiettivo di ottenere una riconsiderazione del caso e di affermare una interpretazione più ampia e umana della normativa vigente, in linea con i principi costituzionali di dignità e autodeterminazione.
La vicenda evidenzia ancora una volta le difficoltà applicative della legge sul suicidio assistito e la necessità di una maggiore chiarezza interpretativa per garantire il rispetto dei diritti delle persone in situazioni di grave sofferenza. Il caso, inoltre, riapre il dibattito sulla necessità di una legislazione più completa ed inclusiva, in grado di garantire una maggiore tutela delle persone in condizioni di disabilità grave e malattie terminali.
Per approfondire la legislazione sul fine vita in Italia, si consiglia di consultare il sito del Governo Italiano e quello del Parlamento Italiano.
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