Malgrado il divieto e 1400 arresti, le proteste in Turchia infiammano le piazze. Erdogan: "I responsabili pagheranno".

Turchia: Fiamme di protesta nonostante il divieto, 1400 arresti dopo l'arresto del sindaco di Istanbul
Ankara, - La Turchia è in fiamme. Nonostante il divieto di manifestazioni politiche imposto dal governo fino al 1° aprile, le proteste contro l'arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu, continuano a imperversare in diverse città del paese. Oltre 1400 persone sono state arrestate, tra cui diversi giornalisti, ma la piazza non tace. Il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha minacciato dure conseguenze: "Chi provoca caos pagherà".
La decisione di arrestare İmamoğlu, figura di spicco dell'opposizione e rivale politico di Erdoğan, ha innescato una reazione a catena di indignazione popolare. Le accuse a suo carico, relative a presunte irregolarità durante una campagna elettorale passata, sono state bollate come strumentali da molti osservatori internazionali e dall'opposizione turca, che parla di un chiaro tentativo di reprimere il dissenso. La condanna a due anni e sette mesi, oltre al divieto di ricoprire cariche pubbliche, è stata considerata un atto che mina la democrazia.
L'Unione Europea ha espresso profonda preoccupazione per la situazione, chiedendo ad Ankara di rispettare i principi democratici e i diritti fondamentali. In una dichiarazione ufficiale, l'UE ha sottolineato l'importanza della libertà di espressione e del pluralismo politico in una società democratica, esortando le autorità turche a liberare immediatamente tutti i manifestanti arrestati e a garantire un processo equo a İmamoğlu. La repressione, infatti, non si limita all’arresto del sindaco: giornalisti sono stati presi di mira, privati della libertà e impediti nel loro lavoro di informazione, contribuendo ad un clima di crescente censura e limitazione della stampa libera.
Le immagini che giungono dalla Turchia mostrano strade invase da manifestanti, scontri con le forze dell'ordine e un clima di tensione palpabile. Nonostante il divieto di manifestazioni, la rabbia popolare non si placa, alimentata dalla percezione di un'azione governativa volta a soffocare le voci critiche e a consolidare il potere del presidente Erdoğan. Il futuro politico della Turchia appare incerto, appeso a un filo tra repressione e resistenza popolare. La sfida per la comunità internazionale è quella di monitorare attentamente la situazione e di esercitare pressioni affinché vengano rispettati i diritti umani e le libertà fondamentali.
La situazione rimane critica e in continua evoluzione. Seguiremo gli sviluppi con aggiornamenti costanti.
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