Cassazione conferma condanna per Romano e Bazzi

Cassazione conferma condanna per Olindo Romano e Rosa Bazzi: respinta la revisione
La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di revisione del processo per Olindo Romano e Rosa Bazzi, confermando la condanna all'ergastolo per la strage di Erba.
Le tre fasi di giudizio hanno inequivocabilmente sottolineato la correttezza dell'operato del pubblico ministero e dei Carabinieri. Secondo la Suprema Corte, le indagini preliminari hanno portato alla raccolta di un corpus probatorio ineccepibile, costituito da prove materiali, documentali, dichiarative, scientifiche e logiche di assoluta inconfutabilità. Questa solida base investigativa ha permesso di ricostruire con precisione la dinamica dei fatti e di individuare con certezza i responsabili della tragedia che sconvolse l'opinione pubblica.
La decisione della Cassazione chiude definitivamente, almeno per ora, il lungo iter giudiziario che ha caratterizzato questo caso. La sentenza ribadisce la gravità del crimine e la precisione delle indagini condotte, smentendo le tesi difensive che avevano chiesto la riapertura del processo. Le prove raccolte, secondo i giudici della Suprema Corte, sono state valutate con scrupolo e rigore in tutti i gradi di giudizio, portando a una condanna definitiva e inappellabile.
La conferma della condanna rappresenta un punto fermo nella giustizia italiana, offrendo una risposta definitiva alle famiglie delle vittime che per anni hanno lottato per la verità e per la giustizia. L'attenzione si concentra ora sulla gestione delle pene, sulla possibilità di eventuali istanze future, pur nella consapevolezza dell'indiscutibile solidità della sentenza.
Il caso, uno dei più complessi e mediaticamente seguiti della storia giudiziaria italiana, continua a generare dibattito e riflessioni sulla complessità dell'accertamento della verità in processi di tale portata. La sentenza della Cassazione, però, rappresenta un punto fermo che pone fine a un lungo periodo di incertezza e sofferenza per le parti coinvolte.
Per approfondire la sentenza, si consiglia la consultazione del sito ufficiale della Corte di Cassazione.
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