Stupro ai Navigli: indagini su una successiva visita a un negozio per adulti

Processo stupro ai Navigli: la domanda "incriminata" sull'acquisto in sex shop
Milano, – Un'ombra di polemica si è abbattuta sul processo per lo stupro avvenuto ai Navigli, a seguito di una domanda posta dall'avvocato difensore dei giovani imputati. La domanda, ritenuta inammissibile dal collegio giudicante, ha scatenato un acceso dibattito: "Dopo, ha visitato un sexy shop?", ha chiesto il legale, che ricopre anche la carica di presidente della Commissione Codice Rosso dell'ordine degli avvocati di Milano.
La domanda, rivolta alla presunta vittima, ha suscitato immediata reazione da parte del pubblico ministero e delle parti civili, che l'hanno definita irrilevante e lesiva della dignità della persona offesa. Secondo le accuse, la formulazione della domanda sarebbe stata finalizzata a mettere in discussione la credibilità della testimonianza della ragazza, suggerendo una presunta incoerenza tra il racconto della violenza subita e un ipotetico comportamento successivo.
Il giudice, condividendo le osservazioni delle parti, ha dichiarato la domanda inammissibile, ritenendola non pertinente ai fatti contestati e potenzialmente volta a screditare la persona offesa con argomentazioni irrilevanti rispetto al reato di stupro. Questa decisione ha contribuito ad alimentare il dibattito sulla delicatezza e sull'importanza di un approccio rispettoso e attento durante le fasi processuali che riguardano reati di violenza sessuale.
La vicenda ha sollevato interrogativi sulla professionalità e sull'etica professionale dell'avvocato, anche considerando il suo ruolo di presidente della Commissione Codice Rosso. L'obiettivo della Commissione, istituita per affrontare e contrastare la violenza di genere, sembra in contrasto con la scelta di porre una domanda ritenuta, da molti, strumentalizzante e offensiva nei confronti della presunta vittima. Si attendono ora ulteriori sviluppi del processo e possibili riflessioni da parte dell'Ordine degli Avvocati di Milano sulla condotta del proprio presidente.
L'episodio evidenzia la complessità del processo penale in casi di violenza sessuale, dove la tutela della dignità della persona offesa deve essere costantemente bilanciata con il diritto della difesa a un giusto processo. La scelta di porre una domanda del genere, indipendentemente dalle sue reali motivazioni, rischia di gettare ulteriore discredito su un sistema giudiziario già spesso criticato per la sua lentezza e per la difficoltà di ottenere giustizia per le vittime di stupro. È fondamentale che si proceda con estrema attenzione e sensibilità in queste delicate situazioni, rispettando il dolore delle vittime e garantendo al contempo il diritto di difesa degli imputati.
L'opinione pubblica attende con ansia gli sviluppi del processo e le eventuali conseguenze per l'avvocato coinvolto.
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