Caso Olindo e Rosa Bazzi: la Cassazione decide sulla revisione

Olindo e Rosa: la Cassazione dice no alla revisione del processo per la strage di Erba
Si chiude, con ogni probabilità definitivamente, la vicenda giudiziaria legata alla strage di Erba. Oggi la Corte di Cassazione si è pronunciata, rigettando la richiesta di revisione del processo per Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio di Raffaella Castagna, del figlio Youssef Marzouk, della nonna materna Paola Galli e della vicina di casa Valeria Cherubini.
"No alla revisione", ha dichiarato il Procuratore Generale, ribadendo la solidità delle prove raccolte durante le indagini e i processi precedenti. Questa decisione rappresenta l'ultima chance per la coppia, accusata di aver commesso la terribile mattanza nella notte tra l'11 e il 12 dicembre 2006. La sentenza di oggi della Suprema Corte chiude, dunque, un lungo e doloroso percorso giudiziario per le famiglie delle vittime, che per anni hanno lottato per la giustizia e per la verità.
La richiesta di revisione, presentata dalla difesa di Romano e Bazzi, si basava su nuove presunte prove e su una rilettura delle testimonianze già acquisite. Tuttavia, la Corte di Cassazione, dopo un'attenta valutazione, ha ritenuto che tali elementi non fossero sufficienti a mettere in discussione la condanna già emessa. La decisione di oggi, quindi, conferma la colpevolezza di Olindo Romano e Rosa Bazzi, ponendo un punto fermo su una delle pagine più tragiche della cronaca italiana recente.
Il processo per la strage di Erba ha suscitato un enorme clamore mediatico, anche a causa delle numerose controversie e delle diverse interpretazioni dei fatti. La sentenza della Cassazione, pur non ponendo fine alle polemiche, rappresenta un momento di chiusura per la giustizia, offrendo forse, una piccola speranza di pace alle famiglie che hanno subito una perdita così straziante. Per approfondire la vicenda.
La decisione della Cassazione, dunque, segna la fine di un lungo iter giudiziario, lasciando un vuoto incolmabile nelle vite delle famiglie delle vittime e segnando un capitolo definitivo, ma non meno doloroso, nella storia della giustizia italiana.
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