Suicidio assistito in Svizzera: il Gip ordina l'imputazione per Cappato

No all'archiviazione: "Disobbedienza civile" nel caso Cappato
Il Gip di Milano ha disposto l'imputazione coatta per Marco Cappato, accusato di aiuto al suicidio per aver accompagnato in Svizzera dj Fabo, affetto da una grave disabilità. La decisione arriva dopo la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura. Cappato, dal canto suo, ha ribadito la natura della sua azione come "disobbedienza civile", difendendo la scelta di accompagnare dj Fabo nell'ottenimento del suicidio assistito.
La vicenda, che risale al 2017, ha riacceso il dibattito sulla legge sul fine vita in Italia. La decisione del Gip rappresenta un'importante svolta nel processo, che ora proseguirà con l'imputazione a carico di Cappato. L'accusa contestata è grave, ma il caso ha assunto una rilevanza simbolica per coloro che chiedono una regolamentazione più chiara e umana riguardo al suicidio assistito.
"Non mi pento di quello che ho fatto," ha dichiarato Cappato in una recente intervista, ribadendo il suo impegno nella lotta per il diritto alla scelta, in particolare per le persone affette da patologie incurabili e intollerabili. La sua posizione si fonda sulla convinzione che lo Stato non debba impedire a chi soffre in modo intollerabile di porre fine alla propria vita in modo dignitoso.
La scelta del Gip di non archiviare il caso apre la strada a un nuovo dibattito pubblico, sollecitando ancora una volta il Parlamento a confrontarsi con la complessità della questione del fine vita. La sentenza che eventualmente seguirà, potrà avere un impatto significativo sulla giurisprudenza italiana e sulle prospettive future per chi si trova nella stessa situazione di dj Fabo.
L'esito del processo, indipendentemente dal verdetto, contribuirà a definire ulteriormente i confini della legge e a stimolare il confronto sulle scelte etiche e sociali che caratterizzano la fine della vita. Rimane una questione profondamente divisiva, ma certamente necessaria da affrontare in modo completo e attento.
Il caso Cappato non si limita ad essere una vicenda giudiziaria: è un potente simbolo della necessità di una legislazione adeguata che tenga conto delle istanze di chi soffre, garantendo dignità e rispetto della persona anche nel momento estremo della vita.
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