Serbia: 16 minuti di silenzio quotidiano in memoria delle vittime di Novi Sad.

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Serbia in Lutto: L'Ultimo Ragazzo si Spegne, la Protesta Non si Ferma
Belgrado, 14 Luglio 2024 - La Serbia è piombata in un silenzio assordante. Ieri, dopo una lunga agonia, si è spento l'ultimo dei ragazzi rimasti feriti nel tragico crollo della tettoia esterna della stazione di Novi Sad, avvenuto 5 mesi fa. La notizia ha scosso profondamente il paese, già provato da una ferita ancora aperta. Sedici vite spezzate, un dolore incommensurabile che ha generato un'ondata di sdegno e una richiesta di giustizia che non accenna a placarsi.
Ogni giorno, alle 11:52, la Serbia si ferma. Studenti, famiglie, lavoratori: un popolo intero si riversa nelle strade per bloccare il traffico, un gesto simbolico di protesta e di memoria. Sedici minuti di silenzio, sedici minuti di rabbia, sedici minuti per ricordare le vittime e per chiedere conto delle responsabilità.
Intorno ai manifestanti si è radunata una folla sempre più numerosa, alimentata dalla frustrazione e dalla sfiducia nei confronti del governo. La protesta si è trasformata in un movimento popolare contro il presidente Vucic, accusato di negligenza e di incapacità di garantire la sicurezza dei cittadini. La tensione è palpabile, la rabbia è latente, e il futuro del paese appare incerto.
La magistratura ha avviato un'inchiesta per accertare le cause del crollo e individuare i responsabili. Le indagini sono complesse e si preannunciano lunghe. Nel frattempo, la Serbia continua a piangere i suoi figli e a chiedere a gran voce verità e giustizia.
Per approfondire la vicenda, è possibile consultare il sito B92.net, una delle principali testate serbe, che sta seguendo da vicino gli sviluppi della situazione.
La Serbia si è fermata, ma la sua voce non si spegnerà. Sedici minuti al giorno, per non dimenticare, per non perdonare, per non permettere che tragedie simili si ripetano.
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