Meglio un approccio europeo diverso con Huawei: il boicottaggio è un errore.

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Dopo il Qatargate, la crociata anti-Huawei è una soluzione miope
Bruxelles è ancora scossa dallo scandalo Qatargate, un terremoto che ha travolto il Parlamento Europeo e scatenato un'ondata di indignazione. In questo clima di sospetto e sfiducia, alcune voci si sono levate per chiedere un boicottaggio radicale degli apparecchi prodotti da Huawei, la multinazionale cinese delle telecomunicazioni.
La motivazione è chiara: la presunta vulnerabilità dei sistemi Huawei, che secondo alcuni esperti potrebbero essere utilizzati per attività di spionaggio a favore del governo cinese. Ma è davvero questa la soluzione? Fermare l'utilizzo dei dispositivi Huawei risolverebbe i problemi di trasparenza e integrità che sono emersi con forza dalle indagini?
A mio avviso, la risposta è un netto no. Concentrarsi esclusivamente su Huawei rischia di essere un diversivo, un modo per evitare di affrontare le vere radici del problema: la mancanza di regolamentazione efficace e di meccanismi di controllo adeguati all'interno delle istituzioni europee.
Invece di inseguire fantasmi e alimentare una guerra fredda tecnologica, l'Europa dovrebbe concentrarsi su una strategia più ampia e strutturata. È necessario rafforzare i sistemi di cybersecurity a tutti i livelli, investire nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie europee alternative e, soprattutto, promuovere una cultura della trasparenza e della responsabilità tra i funzionari e i rappresentanti eletti.
Il Qatargate ha messo a nudo le fragilità del sistema europeo. Affrontare queste fragilità con misure drastiche e mirate come il boicottaggio di una singola azienda non è la risposta. Serve un cambio di paradigma, un approccio più maturo e consapevole che metta al centro la difesa dei valori democratici e la tutela degli interessi dei cittadini europei.BRPer ulteriori informazioni sulle politiche di sicurezza europee, consultare il sito della Commissione Europea: Commissione Europea.
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