Netanyahu e Gaza: una guerra per la sopravvivenza politica?

L'ultimo disperato gioco di Netanyahu: ultradestra al governo per evitare il carcere?
Israele tra guerra e politica: la mossa di Netanyahu scatena polemiche internazionali.La decisione di Benjamin Netanyahu di riportare l'ultradestra nel governo israeliano e, contemporaneamente, di sospendere le indagini sulla corruzione che lo riguardano, sta provocando scosse di assestamento a livello globale. Molti osservatori internazionali vedono in queste azioni un disperato tentativo di sopravvivenza politica, un azzardo che rischia di avere conseguenze devastanti sia per Israele che per la stabilità regionale.
Tre sono i principali motivi che sembrano spiegare questa controversa mossa:
1. Salvare la pelle: Le indagini per corruzione che gravano su Netanyahu sono arrivate a un punto cruciale. Una condanna potrebbe compromettere definitivamente la sua carriera politica e persino portarlo in carcere. L'ingresso di ministri di estrema destra nel governo, noti per la loro fedeltà incondizionata a Netanyahu e per il loro acceso scetticismo nei confronti del sistema giudiziario, potrebbe garantire al Premier una maggioranza parlamentare in grado di bloccare o almeno rallentare significativamente le indagini. Questa strategia rischia però di alimentare ulteriormente le già forti tensioni interne e di inasprire le critiche internazionali.
2. Distrazione di massa: La ripresa dei conflitti a Gaza, con il conseguente aumento della tensione internazionale e della copertura mediatica, offre a Netanyahu una preziosa opportunità per distogliere l'attenzione pubblica dalle accuse di corruzione. La guerra, con la sua drammaticità e la sua gravità, può facilmente eclissare le notizie riguardanti procedimenti giudiziari, offrendo una sorta di "scudo" mediatico. Tuttavia, questa strategia, seppur potenzialmente efficace nel breve termine, non risolve il problema di fondo e potrebbe anzi peggiorare la situazione nel lungo periodo.
3. Consolidamento del potere: L'alleanza con l'ultradestra fornisce a Netanyahu un solido appoggio parlamentare, rafforzando la sua posizione e garantendogli una maggioranza più docile e meno incline a sfidare le sue decisioni. Questo consente di governare con maggiore autorità, anche a costo di azioni impopolari o potenzialmente destabilizzanti, perseguendo un’agenda politica di stampo nazionalista e conservatore. Questa scelta, però, rischia di esacerbare le divisioni interne alla società israeliana e di isolare ulteriormente il Paese sulla scena internazionale.
La scelta di Netanyahu appare quindi come un gioco ad altissimo rischio, un tentativo disperato di salvare la propria carriera politica a costo di compromettere la stabilità del paese e di inasprire le tensioni regionali. Le conseguenze di questa mossa potrebbero rivelarsi di vasta portata e saranno oggetto di attenta osservazione da parte della comunità internazionale.
È necessario un dialogo internazionale per promuovere la pace e la giustizia in Israele, superando la crisi politica attuale. La comunità internazionale deve monitorare attentamente la situazione e agire per scongiurare scenari ancora più drammatici.
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