Caso Garlasco: le critiche di Garofano al nuovo esame del DNA

Il DNA non basta: Garlasco e Garofano smontano le nuove tecnologie forensi
"Inutile quel DNA, un esercizio narcisistico la corsa a riaprire casi chiusi". Con queste parole forti, i periti Emanuele Garlasco e Luigi Garofano hanno stroncato l'entusiasmo, spesso alimentato dai media, intorno alle nuove tecnologie di analisi del DNA applicate alla riapertura di casi irrisolti. In un'epoca in cui la genetica forense sembra promettere miracoli, i due esperti mettono in guardia contro un'interpretazione superficiale e pericolosamente semplicistica dei risultati.
La dichiarazione, rilasciata nel corso di una recente intervista, sottolinea la persistente incompletezza del profilo genetico ottenibile con le tecnologie attualmente disponibili. Nonostante i progressi tecnologici, Garlasco e Garofano affermano che l'analisi del DNA resta un pezzo del puzzle, spesso insufficiente a risolvere da solo un caso complesso. "Il DNA è importante, ma non è una bacchetta magica" ha spiegato Garlasco, evidenziando come altri elementi probatori, come testimonianze e analisi di scena del crimine, restino fondamentali per una ricostruzione completa e affidabile dei fatti.
La critica dei due periti si concentra anche sulla tendenza a riaprire casi chiusi sulla base di analisi genetiche parziali o reinterpretate alla luce di nuove tecnologie. Questo approccio, secondo Garofano, rischia di generare false speranze e di alimentare aspettative irrealistiche, portando a conclusioni affrettate e potenzialmente sbagliate. "La corsa a riaprire i casi spesso è guidata da una logica mediatica più che scientifica", ha aggiunto, sottolineando l'importanza di una valutazione critica e rigorosa di tutte le prove disponibili, prima di trarre conclusioni definitive.
Le parole di Garlasco e Garofano lanciano un monito importante: la tecnologia avanzata non deve oscurare la necessità di un approccio investigativo scrupoloso e multidisciplinare. Il DNA, pur essendo uno strumento potente, è solo un elemento, e la sua interpretazione richiede competenze specialistiche e una profonda conoscenza del contesto investigativo. La semplificazione del processo investigativo a vantaggio del solo dato genetico, secondo i due esperti, rappresenta un rischio concreto per la giustizia e per la corretta amministrazione della legge.
L'invito, quindi, è a una maggiore prudenza e a una valutazione più attenta e critica delle nuove tecnologie nel campo della genetica forense, evitando un approccio superficiale e potenzialmente fuorviante che potrebbe compromettere la ricerca della verità.
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