Appello di Riccardi: l'Unione Europea ha bisogno del sostegno popolare
Sant'Egidio contro il riarmo europeo: "No all'aumento delle spese militari"
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, si schiera con forza contro l'aumento delle spese militari nell'Unione Europea. In un'intervista rilasciata recentemente, Riccardi ha espresso la sua netta contrarietà al piano di incrementare le spese di difesa fino al 2% del PIL, e ancor più all’obiettivo del Fondo Europeo di Difesa (EDF) del 20%.
"Amo la Germania, ma aumentare le spese militari in questo modo non è una buona idea", ha dichiarato Riccardi, sottolineando la sua preoccupazione per le conseguenze di una tale politica in un momento di crescente tensione internazionale. Riccardi ha evidenziato la necessità di investire in priorità diverse, focalizzandosi su iniziative di pace e cooperazione internazionale piuttosto che sulla corsa agli armamenti. La sua posizione si inserisce nel dibattito europeo attualmente in corso sulle politiche di difesa e sulla necessità di una maggiore autonomia strategica dell'UE.
L'appello di Riccardi arriva in un momento delicato per l'Europa, con la guerra in Ucraina che sta rivoluzionando il panorama geopolitico e spingendo molti Paesi ad aumentare le proprie capacità militari. Tuttavia, il fondatore di Sant'Egidio ritiene che aumentare le spese militari non sia la soluzione ai problemi di sicurezza dell'Unione Europea.
"È il momento di una spinta popolare per rafforzare l’Unione, ma non attraverso il riarmo", ha aggiunto Riccardi. Secondo il leader di Sant'Egidio, è necessario un impegno maggiore per la diplomazia, la cooperazione e la risoluzione pacifica dei conflitti. Un rafforzamento dell’Unione basato sulla solidarietà e sulla collaborazione tra gli Stati membri, piuttosto che sulla competizione militare, è fondamentale per garantire la pace e la sicurezza in Europa.
Le parole di Riccardi rappresentano una voce autorevole e fuori dal coro nel dibattito sul futuro della politica di difesa europea. La sua lunga esperienza nel campo della pace e della mediazione internazionale conferisce un peso particolare alle sue affermazioni, invitando a una riflessione approfondita sulle reali priorità dell'Unione Europea in un mondo sempre più complesso e incerto. La sua richiesta di una "spinta popolare" indica la necessità di un coinvolgimento attivo dei cittadini europei in questo cruciale dibattito.
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