Il profilo neonazista "Captive Dreamer", seguito da Vance e Musk: "Credo in Hitler"

Il mistero di Captive Dreamer: da account bannato a simbolo del suprematismo bianco

Un account Twitter, Captive Dreamer, inizialmente bannato sotto l'era di Jack Dorsey, è diventato un caso mediatico di rilevanza internazionale. La sua ascesa, dopo un follow da parte del vicepresidente americano Mike Pence e, successivamente, da Elon Musk, è sorprendente e allarmante. L'account, infatti, si è affermato come uno dei più popolari spazi online per la diffusione dell'ideologia neonazista. La domanda che ora scuote gli Stati Uniti è: chi si cela dietro questo pseudonimo?

Il profilo, caratterizzato da una retorica apertamente suprematista bianca e da messaggi di odio, ha attirato l'attenzione dei media americani per la sua rapidissima crescita di seguito dopo il follow di personaggi influenti come Pence e Musk. La dichiarazione "Io credo in Hitler", pubblicata sul profilo, ha ulteriormente alimentato le preoccupazioni sul pericolo rappresentato dalla diffusione di questo tipo di propaganda online.

Le autorità e gli esperti di sicurezza informatica stanno indagando per identificare la persona o il gruppo dietro Captive Dreamer. L'impatto di questa vicenda è significativo, non solo per la portata della propaganda neonazista diffusa, ma anche per la luce che getta sulle falle dei sistemi di moderazione dei social media e sul ruolo che personaggi pubblici possono avere, involontariamente o meno, nel dare visibilità a contenuti estremisti.

L'incredibile ascesa di Captive Dreamer solleva interrogativi cruciali sul futuro della moderazione sui social media. Come è possibile che un account precedentemente bannato per violazioni delle regole della piattaforma abbia potuto raggiungere un livello di influenza così significativo? Quali sono le responsabilità delle aziende proprietarie dei social media nel contrastare la diffusione di contenuti estremisti e di odio?

La vicenda di Captive Dreamer rappresenta un campanello d'allarme. L'inchiesta è ancora in corso e si attendono ulteriori sviluppi, ma il caso evidenzia la necessità di un approccio più rigoroso e proattivo nella lotta contro la propaganda di odio online e l'estremismo di destra. La crescita di questo account, nonostante i ban precedenti, mette in discussione l'efficacia delle attuali politiche di moderazione e solleva dubbi sulla capacità delle piattaforme social di contrastare efficacemente la diffusione di ideologie pericolose.

Il silenzio di Elon Musk sull'accaduto, a seguito del suo follow, aggiunge un ulteriore elemento di complessità alla vicenda. Si attendono dichiarazioni ufficiali da parte di Twitter e dalle autorità competenti per fare chiarezza su questo inquietante fenomeno.

(07-03-2025 09:17)