Ilva Taranto: un futuro di acciaio tra Stato, Riva, ArcelorMittal e l'ombra azera
L'ombra di Baku sull'Ilva: la corsa all'acciaieria più grande d'Europa
Dalla palude giudiziaria all'interesse di colossi internazionali, la storia dell'ex Ilva di Taranto è un'epopea di fallimenti, inchieste e tentazioni.L'acciaieria più grande d'Europa, un tempo simbolo di potenza industriale italiana, si è ritrovata al centro di un' intricata vicenda giudiziaria iniziata anni fa, con l'accusa di inquinamento ambientale che ha portato al sequestro e a una lunga serie di procedimenti penali. Il peso di questa eredità giudiziaria ha graviosamente condizionato le sorti dell'impianto, passando di mano in mano tra amministratori giudiziari e privati.
La famiglia Riva, proprietaria per decenni, ha visto il suo controllo sfumare sotto il peso delle accuse e delle sanzioni, lasciando lo stabilimento in una situazione di precarietà. Lo Stato italiano, con l'obiettivo di garantire la continuità produttiva e salvare i posti di lavoro, ha orchestrato un complesso intervento, passando attraverso un lungo iter di privatizzazioni, ristrutturazioni e tentativi di rilancio.
La svolta decisiva è arrivata con l'ingresso di ArcelorMittal, colosso siderurgico mondiale che ha rilevato l'Ilva, assumendosi l'onere di un'opera di risanamento ambientale e industriale di proporzioni enormi. Un'operazione tutt'altro che semplice, contraddistinta da investimenti ingenti e dalla necessità di conciliare le esigenze produttive con le urgenze ambientali e sociali della città di Taranto.
Ma la storia non si ferma qui. Recentemente, si è aperto un nuovo capitolo, con l'emergere di un forte interesse da parte di investitori azeri, che hanno manifestato la volontà di entrare nella partita. Si prospetta, quindi, una competizione a due, tra Baku e Jindal, per il controllo o una rilevante quota dell'acciaieria. Una gara che riapre interrogativi sul futuro dell'impianto e sulle scelte strategiche del governo italiano in questo settore cruciale per l'economia nazionale.
La partita è aperta e le incognite sono molte: la presenza di capitali esteri, se da un lato potrebbe rappresentare un'opportunità di sviluppo e modernizzazione, dall'altro può generare preoccupazioni riguardo alla gestione ambientale e alle condizioni lavorative. Il futuro dell'ex Ilva di Taranto, dunque, resta appeso a un filo, in bilico tra la speranza di un rilancio e il rischio di nuove complicazioni. L'attenzione dei media e dell'opinione pubblica resta alta, in attesa di capire quale sarà il prossimo capitolo di questa complessa vicenda.
L'Italia attende con ansia la soluzione definitiva, consapevole dell'importanza strategica dell'Ilva per il proprio sistema economico.
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