Oltre Trump e Zelensky: i veri scontri che contano
I Re Mida dei Social: Don Alì e Davide Lacerenza, engagement virale a scapito della geopolitica
Altro che la crisi ucraina, le tensioni tra Stati Uniti e Cina o il conflitto in Sudan. Quest'anno, il dibattito pubblico italiano, almeno quello che si svolge online, è stato profondamente segnato da una guerra di tutt'altro genere: quella tra influencer, faide digitali e battaglie mediatiche che hanno generato un livello di engagement inesperimentato per eventi di portata internazionale. Due nomi, in particolare, si sono imposti come protagonisti assoluti di questa nuova arena: Don Alì e Davide Lacerenza.
La loro faida, alimentata da dissing, post ironici e video virali, ha catalizzato l'attenzione di milioni di utenti, generando un flusso di commenti, condivisioni e reazioni senza precedenti. Si parla di numeri da capogiro, che eclissano di gran lunga l'interesse mediatico riservato a eventi geopolitici di ben maggiore rilevanza. Un paradosso che ci spinge a riflettere sul modo in cui consumiamo l'informazione nell'era digitale.
Il caso di Don Alì, con la sua capacità di creare contenuti estremamente virali e di gestire un'immagine forte e riconoscibile, è emblematico. La sua faida con Lacerenza, caratterizzata da uno scambio continuo di provocazioni e risposte spesso taglienti, ha creato un vortice di attenzione mediatica che ha risucchiato l'interesse del pubblico, distraendolo da tematiche di gran lunga più rilevanti.
Lacerenza, da parte sua, ha saputo sfruttare al meglio le dinamiche dei social media, interagendo con i suoi follower in modo costante e creando contenuti che hanno innescato un effetto domino di reazioni e condivisioni. La loro “guerra” è diventata un fenomeno di cultura popolare, un caso di studio sul potere dei social media e sulla capacità di alcuni personaggi di manipolare l'attenzione del pubblico.
Questo fenomeno pone interrogativi cruciali: perché le faide tra influencer generano un engagement così elevato? Quali sono i meccanismi psicologici che spingono le persone a seguire con tanto interesse questi scontri? E cosa ci dice questo sulla nostra capacità di distinguere tra informazione rilevante e intrattenimento effimero?
La risposta, probabilmente, è complessa e multisfaccettata. Ma un dato è certo: Don Alì e Davide Lacerenza, con la loro battaglia social, hanno dimostrato che nel mondo iperconnesso di oggi, l'engagement può essere manipolato e che l'attenzione del pubblico è una risorsa preziossisima, spesso più valutata di quella riservata ai grandi eventi mondiali.
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