Detenuto italiano all'estero: mobilitazione con digiuno a oltranza per la sua scarcerazione.
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Svolta drammatica nel caso Trentini: la madre rompe il silenzio
ROMA - La vicenda di Alberto Trentini, cooperante italiano detenuto all'estero da 100 giorni, assume toni sempre più allarmanti. A rompere il silenzio, finora imposto da canali diplomatici, è stata la madre di Alberto, Elena Fontana, che in una conferenza stampa ha espresso tutta la sua angoscia e preoccupazione per le sorti del figlio.
"Alberto è stato arrestato ingiustamente", ha dichiarato la signora Fontana, visibilmente commossa. "Si trovava lì per aiutare, per portare un sorriso a chi soffre. Non è un criminale". Trentini, come si ricorderà, è stato fermato ad un posto di blocco mentre svolgeva una missione umanitaria per l'organizzazione "Un Ponte per...". Da quel giorno, il 20 Settembre scorso, le notizie sul suo stato di salute e sulla sua situazione legale sono state scarse e frammentarie.
La madre ha inoltre annunciato che è stato indetto uno sciopero della fame a staffetta, promosso da amici e colleghi di Alberto, che avrà inizio nei prossimi giorni. L'obiettivo è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica e fare pressione sulle autorità competenti per ottenere la sua immediata liberazione. "Non ci fermeremo finché Alberto non sarà di nuovo a casa", ha promesso la signora Fontana.
L'iniziativa è stata promossa attraverso una pagina web dedicata: www.liberiamoalberto.org, dove è possibile trovare maggiori informazioni e aderire alla protesta.
La Farnesina, da parte sua, ha dichiarato di essere al lavoro per seguire da vicino il caso, ma ha invitato alla prudenza per non compromettere gli sforzi diplomatici in corso. Resta alta la tensione e grande l'apprensione per la sorte di Alberto Trentini. La sua storia, ora più che mai, richiede attenzione e solidarietà.
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