**Ocalan chiede la resa del PKK, ma i curdi temono rappresaglie turche.**
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Ocalan rompe il silenzio: appello alla pace dal carcere, ma tra i curdi serpeggia lo scetticismo
Imrali, Turchia - In un colpo di scena che potrebbe segnare una svolta decisiva nella lunga e sanguinosa storia del conflitto curdo-turco, Abdullah Ocalan, leader storico del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), ha lanciato un appello per una soluzione pacifica della questione curda. La mossa, giunta in un momento di rinnovate tensioni nella regione, ha suscitato reazioni contrastanti, oscillando tra la speranza di una nuova era e il profondo scetticismo.BR
Ocalan, detenuto sull'isola prigione di Imrali da oltre due decenni, ha esortato i combattenti del PKK a deporre le armi e a intraprendere un percorso di dialogo con il governo turco. "È tempo di mettere fine a decenni di sofferenza e spargimento di sangue", avrebbe affermato, secondo fonti vicine al leader curdo.BR
Tuttavia, l'appello di Ocalan non sembra aver convinto tutti. All'interno della comunità curda, molti temono che un disarmo unilaterale possa esporre la popolazione a ritorsioni da parte delle forze di sicurezza turche e di gruppi nazionalisti.BR
"Senza garanzie concrete per la nostra sicurezza e per il riconoscimento dei nostri diritti, deporre le armi sarebbe un suicidio", ha dichiarato Rojda Felat, comandante delle YPJ (Unità di Protezione delle Donne), in un'intervista esclusiva. "Abbiamo visto troppe volte in passato promesse non mantenute e repressioni brutali."BR
Lo scetticismo è alimentato anche dalla recente escalation di operazioni militari turche nel nord della Siria e dell'Iraq, considerate da molti curdi come una chiara violazione dei diritti umani e una minaccia alla loro esistenza.BR
La situazione rimane quindi estremamente delicata e incerta. Mentre l'appello di Ocalan apre uno spiraglio di speranza, la strada verso una pace duratura appare ancora lunga e disseminata di ostacoli. Sarà fondamentale la capacità di entrambe le parti di dimostrare buona volontà e di impegnarsi in un dialogo costruttivo per superare le diffidenze reciproche e costruire un futuro di convivenza pacifica.
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