Cutro: il dolore e le scuse della Cei

Cutro, una veglia di dolore e speranza: "Vi chiedo perdono"

Cutro, cuore lacerato dalla tragedia del naufragio. A poche settimane dal terribile evento che ha spezzato la vita di decine di persone, tra cui 35 minorenni, la comunità si è stretta in una commovente veglia di ricordo. Un silenzio assordante, rotto solo dal pianto sommesso e dal crepitio delle candele, ha avvolto la spiaggia dove il barcone si è spezzato, a pochi metri dalla riva. Una scena straziante, carica di dolore e di rabbia, ma anche di speranza per un futuro diverso.

Volti scavati dalla sofferenza, occhi lucidi di lacrime, mani che stringono con forza le fotografie dei propri cari: questo il paesaggio umano di una veglia che ha rievocato la notte buia, la stessa notte in cui la speranza di una nuova vita si è infranta contro le rocce. Oggetti semplici, recuperati dalle acque gelide del Mediterraneo, sono stati disposti accanto alle foto: un piccolo giocattolo, un frammento di indumento, un ricordo tangibile di vite spezzate troppo presto.

Il vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana, intervenuto alla veglia, ha espresso parole cariche di dolore e di responsabilità: "Vi chiedo perdono". Un gesto di profonda umiltà, che ha cercato di dare voce al senso di impotenza e al peso della tragedia che ha colpito l'intera nazione. Le sue parole si sono intrecciate con il silenzio, con il dolore muto dei sopravvissuti, con la disperazione dei familiari.

La veglia di Cutro non è solo un momento di lutto, ma anche un grido di protesta contro l'indifferenza, un appello per un futuro in cui tragedie simili non si ripetano. Una promessa silenziosa, fatta tra le lacrime e le candele, che bruciano come un faro di speranza nell'oscurità. La memoria di quei 35 minorenni, e di tutte le vittime di questa tragedia, non sarà dimenticata. Il loro sacrificio deve servire come monito, come spinta per un cambiamento radicale nelle politiche migratorie, per un'Europa più accogliente e più umana.

L'Italia, e il mondo intero, sono chiamati a fare di più. A non abbassare lo sguardo dinanzi al dramma, a lavorare per costruire un futuro dove il mare, invece che essere una tomba, possa rappresentare una speranza.

(26-02-2025 13:27)