Beirut: ricostruzione o distruzione di Hezbollah?

La Banca Mondiale quantifica in 14 miliardi i danni della guerra: Beirut divisa tra speranza e diffidenza

La guerra tra Israele e Hamas ha lasciato cicatrici profonde sul Libano, e non solo sul piano umano. La Banca Mondiale ha stimato in 14 miliardi di dollari i danni provocati dal conflitto, una cifra astronomica che pesa come un macigno sulle già fragili spalle del Paese dei Cedri. Questa cifra, resa pubblica nei giorni scorsi, evidenzia l'urgenza di una ricostruzione capillare e su vasta scala, un'impresa titanica che richiederà un impegno internazionale senza precedenti.

Le monarchie del Golfo si sono fatte avanti con promesse di aiuti, ma a una condizione: lo smantellamento dello “stato parallelo” di Hezbollah. Questa richiesta, fortemente contestata da ampi settori della popolazione libanese, introduce una complessa variabile geopolitica nella già intricata equazione della ricostruzione. Molti libanesi temono che la condizione posta dai paesi del Golfo sia un pretesto per indebolire, se non addirittura distruggere, Hezbollah, influenzando così profondamente l'equilibrio politico interno del Libano.
Il rischio è quello di una ricostruzione condizionata, che non tenga conto delle reali necessità del popolo libanese, ma che serva piuttosto a interessi politici di potenze esterne. La preoccupazione è palpabile tra la popolazione, che vede nel condizionamento economico un tentativo di interferenza negli affari interni del paese.

"Vogliono distruggere Hezbollah," afferma con amarezza Elias, un commerciante di Beirut il cui negozio è stato distrutto durante i bombardamenti. La sua testimonianza è un esempio eloquente del sentimento diffuso tra molti libanesi, che vedono nella condizione imposta dai paesi del Golfo un tentativo di destabilizzare ulteriormente un paese già dilaniato da crisi economiche e politiche. La battaglia per la ricostruzione, dunque, si combatte non solo sui detriti delle città, ma anche sul terreno politico e ideologico, in un clima di profonda sfiducia e divisioni.

La comunità internazionale è chiamata a un intervento rapido ed efficace, ma soprattutto equo ed imparziale. È fondamentale che gli aiuti siano erogati senza condizionamenti politici che potrebbero compromettere la stabilità del Libano e la possibilità di una ricostruzione realmente inclusiva e duratura. La priorità assoluta dovrebbe essere quella di alleviare le sofferenze della popolazione e di garantire un futuro migliore a un paese che ha già troppo sofferto. In questo senso, un dialogo aperto e franco tra tutte le parti in causa, con la mediazione di attori internazionali credibili, si rivela fondamentale per superare l'attuale impasse e garantire una ricostruzione effettivamente nel migliore interesse del popolo libanese.

(25-02-2025 12:03)