Il Potere dell'Influenza
L'Influenza: Il Rivoluzionario Silenzioso del 1996 e l'Attualità di un'Idea
Ricorre quest'anno, il 23 novembre, il venticinquesimo anniversario di un articolo che, a suo tempo, fece discutere: "Di tutti i mali è il più confortevole. E anche l’unico anticapitalismo sensato. Elogio dell’influenza". Un testo irriverente, provocatorio, che esplorava un tema apparentemente banale – l'influenza stagionale – per lanciare una critica pungente al sistema capitalistico.
L'articolo, purtroppo, non è reperibile online nella sua interezza, ma il suo spirito risuona ancora oggi, in un'epoca segnata da crisi economiche ricorrenti e da crescenti disuguaglianze. L'autore, di cui purtroppo non abbiamo il nome, utilizzava l'influenza come metafora. Un'influenza che, seppur debilitante, impedisce di partecipare alla frenetica corsa del capitalismo, fornendo una sorta di rifiuto passivo, un'inattesa pausa dal meccanismo produttivo.
L'idea centrale, audace e forse persino un po' cinica, era che l'unico modo per opporsi al sistema, almeno per un periodo, fosse proprio la malattia. Un'astensione forzata dal lavoro, un'interruzione dei ritmi imposti dal mercato. Non una rivoluzione violenta, ma un'inattesa forma di resistenza passiva, un’azione individuale con un impatto collettivo.
La contemporaneità di questo "elogio dell'influenza" è sorprendente. A distanza di anni, le critiche al capitalismo selvaggio sono più vive che mai. La precarietà del lavoro, le disuguaglianze crescenti e la pressione costante per la produttività sembrano confermare, in un certo senso, l'analisi dell'articolo del 1996. L'influenza, nella sua semplicità, diventava una rappresentazione simbolica di un desiderio diffuso: quello di sottrarsi alla logica del profitto, almeno per qualche giorno.
Ma è davvero sensato, nel XXI secolo, trovare nell'influenza una forma di anticapitalismo? Probabilmente no. L'articolo, va sottolineato, era un'opera provocatoria, un'iperbole che poneva una questione più ampia: come possiamo resistere a un sistema che ci impone ritmi di vita insostenibili? La riflessione restava aperta, lasciando al lettore la sfida di trovare risposte più concrete ed efficaci, al di là dell'ironia dell'influenza.
L'articolo del 1996, pur nella sua originalità e provocazione, ci offre uno spunto di riflessione ancora oggi attuale. Una critica al sistema che, seppur espressa in modo insolito, rimane sorprendentemente pertinente nel panorama socio-economico contemporaneo.
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