Caso Cospito: Delmastro condannato, ma non si dimette
Delmastro condannato: "Sentenza politica, non mi dimetto"
Una condanna a otto mesi per rivelazione di segreto d’ufficio, e una frase che risuona come una sfida: "Sentenza politica, non mi dimetto". È questa la reazione del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, dopo la sentenza del tribunale di Roma che lo ha riconosciuto colpevole nel caso legato alla detenzione del anarchico Alfredo Cospito. La frase pronunciata dal sottosegretario, "Spero ci sia un giudice a Berlino", ha alimentato ulteriormente le polemiche.
Il giudice ha ritenuto provato che Delmastro avesse rivelato informazioni riservate contenute negli atti processuali relativi a Cospito al collega parlamentare Giovanni Donzelli. Una violazione del segreto d’ufficio, secondo l'accusa, che ha portato alla condanna a otto mesi, pena sospesa. La decisione del tribunale ha scatenato una bufera politica, con l'opposizione che chiede le dimissioni del sottosegretario.
Delmastro, però, non intende cedere alle pressioni. La sua dichiarazione di non volersi dimettere, definendo la sentenza "politica", ha ulteriormente inasprito il clima di tensione. Il sottosegretario ha puntato il dito contro una presunta strumentalizzazione giudiziaria, e ha ribadito la sua fiducia nell’operato della magistratura, pur contestando la decisione del tribunale nel suo caso specifico.
La vicenda si inserisce in un contesto già complesso, caratterizzato da un acceso dibattito sul caso Cospito e sulle modalità di gestione del regime carcerario per i detenuti sottoposti al 41-bis. La condanna di Delmastro aggiunge un ulteriore tassello a questo mosaico di polemiche e divisioni, alimentando le tensioni tra governo e opposizione.
Le reazioni politiche sono state immediate e dirette. I partiti di opposizione hanno chiesto a gran voce le dimissioni di Delmastro, definendo la sua condanna una grave responsabilità incompatibile con la carica ricoperta. Il governo, invece, ha espresso solidarietà al sottosegretario, ma il silenzio da parte del Presidente del Consiglio sembra parlare da solo.
In questo scenario di forte contrapposizione, resta da vedere quale sarà l’evoluzione della situazione. Le prospettive di un eventuale ricorso da parte di Delmastro restano aperte, così come la possibilità di ulteriori sviluppi sul piano politico.
La vicenda, dunque, è lungi dall’essere conclusa, e promette di tenere banco nel dibattito pubblico per le settimane a venire.
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