L'inizio del pontificato: un viaggio dagli antipodi

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Da "la fine del mondo": il pontificato di Francesco, una Chiesa in cammino

Le parole pronunciate da Papa Francesco subito dopo la sua elezione al soglio di Pietro, nel 2013, risuonano ancora oggi con straordinaria attualità: "Venite dalla fine del mondo". Una frase semplice, apparentemente priva di orpelli, ma carica di un significato profondo che ha tracciato il solco di un pontificato rivoluzionario, segnato da una Chiesa sempre meno occidentale e sempre meno chiusa nelle segrete stanze del Vaticano.

Quel "dalla fine del mondo" non è solo una constatazione geografica, ma un'indicazione programmatica. È la sintesi di una visione della Chiesa aperta all'universalità, capace di abbracciare le periferie esistenziali e geografiche, di ascoltare le voci spesso soffocate dei più deboli e marginali. Un'immagine lontana dall'idea di una Chiesa eurocentrica, concentrata sui suoi apparati interni e poco sensibile alle urgenze del mondo.

In questi dieci anni di pontificato, Francesco ha dimostrato con i fatti la coerenza con quella prima dichiarazione. Dai viaggi apostolici in paesi lontani e spesso dimenticati, alla forte attenzione per i temi sociali come la giustizia, la povertà e l'ambiente, fino alla riforma della Curia Romana, il Pontefice ha puntato con decisione a una Chiesa più sinodale, più partecipativa, meno gerarchica.

Il cammino, però, è ancora lungo e il futuro è tutto da scrivere. Le sfide per la Chiesa sono numerose e complesse: dal dialogo interreligioso alla lotta alle ingiustizie, dalla crisi delle vocazioni alla necessità di un rinnovamento pastorale profondo. Ma le parole pronunciate quel giorno di marzo, "Venite dalla fine del mondo", restano un faro illuminante, un punto di riferimento per chi crede nella possibilità di una Chiesa capace di accogliere, dialogare e testimoniare la speranza in un mondo spesso segnato dalla sofferenza e dall'incertezza.

Il "Venite dalla fine del mondo" non è solo un'espressione evocativa, ma una chiamata all'azione, un invito a tutti i fedeli, ma anche a chi è lontano dalla fede, a costruire un futuro più giusto, più fraterno e più solidale. Un futuro in cui la Chiesa non sia un'istituzione chiusa in se stessa, ma un segno tangibile dell'amore di Dio per tutti gli uomini e per tutta la creazione. Un impegno che richiede coraggio, umiltà e una continua apertura allo Spirito Santo.

La strada è ancora lunga, ma la direzione è chiara. E quell'espressione, pronunciata all'alba di un nuovo pontificato, continua a indicare il cammino.

(21-04-2025 13:14)