Condannato a sei anni l'ex AD di Aspi per la strage del bus in Avellino

Strage di Avellino, sei anni all'ex AD di Aspi: 40 vite spezzate
Una condanna a sei anni di reclusione per Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia. Questa la sentenza emessa oggi dal tribunale di Avellino riguardo alla tragedia del bus precipitato dal viadotto Acqualonga nel 2017, causando la morte di 40 persone. La decisione, attesa da anni dalle famiglie delle vittime, rappresenta un primo, importante passo verso la giustizia, anche se il dolore per la perdita rimane incolmabile.
Il processo, lungo e complesso, ha visto affrontare diverse questioni cruciali, tra cui la manutenzione del viadotto e le responsabilità della società concessionaria. La sentenza, sebbene non definitiva e soggetta ad appello, riconosce una responsabilità di Castellucci nell'accaduto, sancendo una condanna per omicidio colposo plurimo. La gravità dell'accaduto, con il crollo di una struttura che avrebbe dovuto garantire la sicurezza degli automobilisti, è stata al centro del dibattito giudiziario.
La tragedia del 28 luglio 2017 ha scosso profondamente l'Italia. Quaranta vite spezzate, decine di famiglie distrutte, un dolore che difficilmente potrà essere sanato. La condanna dell'ex AD di Aspi rappresenta, per le famiglie, un riconoscimento del loro dramma e un segnale importante sulla necessità di una maggiore attenzione alla sicurezza delle infrastrutture stradali del nostro Paese.
L'attenzione si concentra ora sull'appello. Le parti coinvolte potranno presentare ricorso contro la sentenza, prolungando ulteriormente il percorso giudiziario. Ma al di là delle sentenze, la tragedia del viadotto Acqualonga rimane un monito costante sulla necessità di garantire la massima sicurezza nelle infrastrutture, evitando che simili tragedie possano ripetersi in futuro. È fondamentale che da questo processo traggano insegnamenti concreti le aziende che gestiscono le strade italiane, garantendo investimenti adeguati in manutenzione e sicurezza.
Le famiglie delle vittime attendono giustizia, ma soprattutto, chiedono che si faccia di tutto per evitare che tragedie simili possano accadere ancora. La speranza è che questa condanna rappresenti un punto di svolta, non solo per il caso specifico, ma anche per un cambiamento di mentalità e di prassi nel settore delle infrastrutture. La memoria delle 40 vittime deve servire da monito per il futuro.
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