Big Tech e IVA: la stretta italiana e il ruolo dei dazi USA

Big Tech nel mirino dell'Agenzia delle Entrate: 1 miliardo di euro contestati per evasione IVA
L'Agenzia delle Entrate ha sferrato un duro colpo alle Big Tech, contestando a Meta, X (ex Twitter) e LinkedIn un miliardo di euro per presunta evasione IVA. Una decisione che apre un nuovo capitolo nel dibattito sulla tassazione delle piattaforme digitali e sulle modalità di applicazione dell'IVA ai dati. Ma perché questa contestazione? E cosa c'entrano i dazi USA?
Per chiarire questi punti, abbiamo rivolto alcune domande agli esperti legali di Qlt Law&Tax, un'importante realtà nel campo del diritto tributario.
D: Qual è il motivo principale della contestazione da parte dell'Agenzia delle Entrate?
R: L'Agenzia delle Entrate sostiene che le tre società abbiano omesso di applicare l'IVA correttamente sui ricavi derivanti dalla vendita dei dati degli utenti. Secondo l'Agenzia, la raccolta e la successiva commercializzazione di tali dati costituiscono una prestazione di servizi soggetta ad IVA, anche in relazione alle attività pubblicitarie. Si tratta di una posizione interpretativa che sta facendo discutere ed è al centro del dibattito giuridico.
D: Come si inserisce questa contestazione nel più ampio contesto della tassazione delle Big Tech?
R: Questa azione si inserisce nel più ampio sforzo internazionale di regolamentare la tassazione delle società digitali multinazionali. Le modalità di raccolta e di utilizzo dei dati degli utenti sono al centro del dibattito, vista la difficoltà di stabilire la giurisdizione competente in un mercato globalizzato. L'Italia, con questa contestazione, intende affermare il principio della tassazione della ricchezza generata sul suo territorio, anche in ambito digitale.
D: Qual è il ruolo dei dazi USA in questa vicenda?
R: La complessità della questione è ulteriormente aggravata dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa. Le differenze interpretative in materia di tassazione digitale potrebbero alimentare conflitti commerciali. L'imposizione di dazi USA potrebbe essere una possibile conseguenza di una interpretazione unilaterale e considerata penalizzante da parte delle società americane.
La vicenda è tutt'altro che conclusa. Meta, X e LinkedIn avranno la possibilità di presentare le proprie difese e di ricorrere alle vie legali. Il contenzioso si prospetta lungo e complesso, con importanti implicazioni per il futuro della tassazione digitale a livello internazionale. La decisione dell'Agenzia delle Entrate rappresenta un precedente importante che potrebbe influenzare le prassi fiscali anche di altre nazioni.
D: Quali sono le possibili conseguenze di questa contestazione?
R: Se la decisione dell'Agenzia delle Entrate fosse confermata, ciò rappresenterebbe un precedente significativo per la tassazione delle attività digitali in Italia e potenzialmente in Europa. Le implicazioni sono rilevanti, sia per le aziende coinvolte che per il sistema tributario in generale. Un'eventuale modifica del quadro normativo in materia di IVA sui dati sarebbe una conseguenza molto importante di questo processo.
Seguiremo gli sviluppi di questa vicenda con attenzione, fornendo aggiornamenti costanti sulla situazione.
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