**Artico: L'era Trump ha riacceso la competizione per il dominio sui ghiacci.**

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Guerra Fredda 2.0: L'Artico, nuovo fronte di scontro globale
Il Polo Nord, un tempo conteso silenziosamente tra NATO e Unione Sovietica durante la Guerra Fredda, sembrava aver trovato una fragile pace con la caduta del Muro di Berlino. Un'illusione durata poco. Quest'anno, la regione è tornata a essere un punto focale delle tensioni geopolitiche, con una nuova ondata di interesse da parte di diverse potenze mondiali.
Non solo Stati Uniti e Russia, storici rivali, ma anche Regno Unito, Francia, Italia e, soprattutto, la Cina, mostrano un crescente interesse per le risorse e le rotte marittime che lo scioglimento dei ghiacci sta rivelando. Questa "corsa all'Artico" è stata accentuata dalle politiche dell'amministrazione Trump e non sembra destinata a rallentare.BRIl cambiamento climatico, paradossalmente, è il motore di questa competizione. Lo scioglimento dei ghiacci polari rende accessibili giacimenti di gas, petrolio e minerali rari, oltre a nuove rotte commerciali che potrebbero rivoluzionare il commercio globale.
La strategia cinese, in particolare, desta preoccupazione. Pechino, pur non essendo un paese artico, si autodefinisce "Stato quasi artico" e investe massicciamente in infrastrutture e progetti di ricerca nella regione. L'Italia, da parte sua, partecipa attivamente alla ricerca scientifica nell'Artico, in particolare attraverso il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), ma il suo ruolo è principalmente scientifico e meno legato a rivendicazioni territoriali o sfruttamento di risorse.BRQuesta complessa situazione solleva interrogativi cruciali sulla stabilità della regione artica e sulla necessità di una governance internazionale efficace per prevenire conflitti e garantire uno sviluppo sostenibile. Resta da vedere se la comunità internazionale sarà in grado di trovare un equilibrio tra gli interessi economici e la salvaguardia di un ambiente fragile e vitale per l'intero pianeta.
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