Sapegno e l'Inferno dantesco: un milione di letture

Dantedì 2024: L'eredità di Sapegno, un milione di Inferni a 40 anni dall'intervista
Quest'anno, in occasione del Dantedì, ricorre un importante anniversario: il 17 aprile 1985, Laura Lilli intervistava Natalino Sapegno, insigne filologo e curatore di una delle edizioni più celebri della Divina Commedia. L'articolo, intitolato "Natalino Sapegno: “Dante Alighieri e un milione di Inferni”", ha lasciato un'impronta indelebile negli studi danteschi, e a distanza di quarant'anni, la sua rilevanza rimane intatta.
La lunga intervista, pubblicata su R50 (rivista la cui pubblicazione è cessata nel 2000, ma la cui eredità continua a vivere online tramite archivi e biblioteche digitali), offriva uno sguardo profondo e personale sull'opera di Dante, attraverso gli occhi di un maestro indiscusso. Sapegno, con la sua consueta acutezza critica, non si limitava ad analisi testuali, ma esplorava le sfumature psicologiche e filosofiche del poema, illuminando aspetti spesso trascurati. La frase emblematica, “un milione di Inferni”, suggeriva l'infinita molteplicità di interpretazioni possibili, la ricchezza inesauribile di un testo che continua a parlare a ogni generazione.
L'intervista, purtroppo non disponibile integralmente online, è un documento prezioso per comprendere il clima culturale degli anni '80 e il peso specifico degli studi danteschi in Italia. Ricordare Sapegno e la sua analisi oggi, a distanza di decenni, significa non solo celebrare la ricorrenza del Dantedì, ma riflettere sul lascito di un grande studioso e sul continuo, inesauribile dibattito critico che circonda la Commedia. Ricordare il lavoro di Lilli, giornalista che ha saputo far emergere la ricchezza di pensiero di Sapegno, arricchisce l'occasione del Dantedì di un ulteriore livello interpretativo.
La profondità della critica di Sapegno, la capacità di Lilli di cogliere l'essenza del suo pensiero, restano un esempio per tutti coloro che si avvicinano allo studio di Dante. L'augurio è che questa intervista, anche se in parte perduta nella rete, possa essere riscoperta e valorizzata, contribuendo a diffondere la conoscenza dell'opera dantesca e a stimolare nuove letture e interpretazioni, in linea con l'intento stesso del Dantedì.
La ricerca di copie digitalizzate dell’intervista è ancora in corso presso archivi e biblioteche italiane. Speriamo di poter rendere presto disponibile, almeno in parte, il testo integrale online per permetterne una maggiore fruizione.
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