Gianni Mura: l'eredità di un narratore a cinque anni dalla scomparsa.

Cinque anni senza la penna di Gianni Mura: Un'eredità indelebile
Il 21 marzo 2020 il mondo del giornalismo perdeva una delle sue voci più raffinate e originali: Gianni Mura. A cinque anni dalla sua scomparsa, il suo modo unico di raccontare lo sport, il cibo e la vita continua a ispirare generazioni di giornalisti e lettori.**_Cronista elegante e mai banale_**, Mura ha saputo elevare il giornalismo sportivo a forma d'arte. Il suo stile, caratterizzato da una prosa ricercata, ricca di citazioni letterarie e da un'ironia sottile, lo ha reso immediatamente riconoscibile. Non si limitava a narrare l'evento sportivo, ma lo contestualizzava, lo arricchiva di aneddoti, di storie umane, di riflessioni sulla società.
Ricordo nitidamente l'emozione nel leggere i suoi articoli sui grandi campioni del ciclismo, **da Francesco Moser a Marco Pantani**, non semplici resoconti di gare, ma veri e propri affreschi di un'epoca. E poi, le sue inchieste sul mondo del calcio, sempre lucide e senza sconti, ma mai prive di umanità.
Ma Gianni Mura non era solo un giornalista sportivo. Era un fine gastronomo, un amante del buon vino, un viaggiatore curioso. I suoi reportage di viaggio, pubblicati su *Repubblica*, erano un invito a scoprire angoli nascosti del nostro Paese e del mondo, attraverso i sapori, i profumi, le storie della gente.
L'eredità di Gianni Mura è un invito a riscoprire la bellezza del giornalismo lento, quello che si prende il tempo per approfondire, per raccontare storie, per emozionare. Un giornalismo che non si accontenta della superficie, ma che cerca di andare oltre, per comprendere la complessità del mondo che ci circonda.
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