Caso Garlasco, Feltri rompe il silenzio: "Ceno spesso con Stasi, ecco la verità".

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Il Giornalista e l'Omicidio di Garlasco: Un Legame Inatteso e Controverso
La mia vita da giornalista è costellata di incontri, alcuni fugaci, altri destinati a lasciare un segno indelebile. E, inevitabilmente, certi casi giudiziari diventano parte del tuo bagaglio personale, un fardello di domande irrisolte e umanità ferita. Il caso di Garlasco è uno di questi.
Quest'anno, in particolare, ho riflettuto molto su questa vicenda, soprattutto a seguito di rinnovate discussioni mediatiche. Devo ammettere che, nel corso degli anni, ho sviluppato un rapporto, seppur cauto e rispettoso, con Alberto Stasi.
Feltri, di recente, ha reso pubblica la sua abitudine di invitare Stasi al ristorante. Una scelta che ha generato un'ondata di reazioni contrastanti. Posso capire la sorpresa e, forse, lo sconcerto. Ma, nel mio piccolo, comprendo anche la motivazione di Feltri.
Non sto dicendo che condivido pienamente le sue scelte, ma credo che sia importante cercare di comprendere, al di là del giudizio legale. Stasi è stato condannato, ha scontato la sua pena. Ma la domanda che mi tormenta, come credo tormenti molti, è: cosa c'è oltre la sentenza? Qual è il peso di una vita segnata da un evento così tragico?
Non voglio entrare nel merito della sua colpevolezza o innocenza. Non è il mio ruolo. Ma, come giornalista e come essere umano, sento la necessità di non dimenticare, di continuare a pormi domande, di cercare di capire le sfumature di una storia che è ben lontana dall'essere conclusa. Forse, l'atto di invitare qualcuno a cena, di offrirgli un momento di normalità, è un modo per ricordarci che dietro ogni caso giudiziario ci sono delle persone, con le loro fragilità e le loro sofferenze. Ed è nostro dovere, forse, non dimenticarlo mai. Il caso Stasi oggi.
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