Sea Watch contro Piantedosi: pioggia di ricorsi annunciata
Diciotti, la vittoria dei naufraghi: "Basta porti lontani, lo Stato deve soccorrere"
La sentenza di condanna del governo italiano a risarcire i naufraghi trattenuti per giorni sulla nave Diciotti nel 2018 apre un nuovo capitolo nella battaglia per i diritti dei migranti. A parlare è Giorgia Linardi, portavoce italiana di Sea-Watch, l'Ong tedesca che ha seguito con attenzione la vicenda e che ora si prepara a nuove battaglie legali.
La sentenza, che obbliga lo Stato italiano a risarcire i richiedenti asilo per la violazione dei loro diritti fondamentali, rappresenta secondo Linardi un importante precedente. "Questa decisione - afferma la portavoce - riafferma principi fondamentali di diritto internazionale e umanitario che il decreto Piantedosi, purtroppo, calpesta sistematicamente."
Linardi sottolinea l'importanza del soccorso in mare come obbligo ineludibile per ogni Stato costiero, ribadendo la necessità di abbandonare definitivamente la pratica dei porti lontani. "Non si può più parlare di soluzioni che mettono a rischio la vita delle persone in mare. Lo Stato ha il dovere di soccorrere e garantire un approdo sicuro," dichiara con fermezza. "La sentenza sulla Diciotti è un passo in avanti, ma non basta. Ci aspettiamo una netta inversione di rotta da parte del governo, un reale impegno a rispettare il diritto internazionale e a garantire la protezione dei migranti."
L'Ong Sea-Watch, forte della vittoria ottenuta in questo caso, annuncia una pioggia di ricorsi contro le misure contenute nel decreto Piantedosi. "Il decreto è illegittimo e incostituzionale su diversi punti," spiega Linardi. "Non ci fermeremo finché non si otterrà il rispetto dei diritti umani in mare e la fine di queste politiche di respingimento. Presenteremo ricorsi contro tutte le azioni del governo che violano il diritto internazionale e i principi fondamentali di umanità."
La battaglia legale continua, ma la sentenza sulla Diciotti rappresenta un segnale importante. Un segnale di speranza per i migranti e un monito per il governo italiano, chiamato a rivedere le sue politiche migratorie alla luce dei principi di diritto e umanità. La strada è ancora lunga, ma la determinazione delle organizzazioni umanitarie e dei difensori dei diritti umani non si spegne.
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