Trump e Zelensky: un teatrino politico
Lo Studio Ovale: teatro di una geopolitica a telecamera
Non è più sufficiente il palcoscenico più famoso del mondo. La comunicazione politica, nell'era digitale, si misura in visualizzazioni, in like e condivisioni.La telefonata tra Joe Biden e Volodymyr Zelensky, come molti altri eventi di rilievo internazionale, dimostra una verità ineludibile: il mondo è diventato uno schermo. Lo Studio Ovale, luogo simbolo del potere presidenziale americano, continua ad essere il palcoscenico più riconoscibile al pianeta, ma la sua aura di solennità, un tempo sufficiente a dare peso alle decisioni prese al suo interno, si è affievolita. Oggi, per raggiungere una platea globale, serve qualcosa di più: serve la telecamera.
La complessità della geopolitica, con le sue sfumature diplomatiche e le sue intricate negoziazioni, viene spesso semplificata, quasi banalizzata, per adattarsi al linguaggio e al ritmo narrativo tipici delle serie tv. Un linguaggio che, purtroppo, rende il dramma della guerra in Ucraina più digeribile, ma rischia anche di banalizzarne la gravità.
Pensiamo alle immagini, diffuse sui social media, di Zelensky che parla al Congresso americano. L'impatto emotivo di quelle immagini, la loro capacità di mobilitare l'opinione pubblica a livello globale, dimostra quanto la comunicazione visiva sia diventata cruciale. È una comunicazione che privilegia la semplicità, una "grammatica" immediata e diretta, simile a quella utilizzata nelle serie tv, facile da comprendere per un pubblico vasto e variegato, a prescindere dalla sua conoscenza della politica internazionale.
Questo non significa che la sostanza della politica internazionale sia irrilevante. Ma significa che, per raggiungere un pubblico globale, è necessario saper "vendere" il messaggio, renderlo accattivante e memorabile. In questo contesto, le interazioni tra leader mondiali, come quella tra Biden e Zelensky, assumono le sembianze di un "reality show" geopolitico, in cui ogni gesto, ogni parola, viene scrutato e interpretato da milioni di occhi.
Il rischio, però, è quello di sacrificare la complessità a favore della spettacolarizzazione, di ridurre la gravità degli eventi a una narrazione semplificata, quasi "da fiction". La guerra in Ucraina, con le sue drammatiche conseguenze umanitarie, non è uno show televisivo. Ma la realtà, nell'era del digitale, si adatta alle logiche della comunicazione di massa. E lo Studio Ovale, simbolo del potere, si ritrova a dover competere per l'attenzione del pubblico con lo stesso linguaggio degli show più popolari. Un paradosso dei nostri tempi.
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