Il cambio di passo di Meloni: dagli appelli alle dimissioni alle critiche alla magistratura
Doppia morale? Da Idem a Guidi, il filo rosso delle dimissioni richieste e poi negate
Il caso delle dimissioni dei membri del governo indagati è tornato prepotentemente al centro del dibattito politico. Da quando Giorgia Meloni siede a Palazzo Chigi, la linea del centrodestra sembra aver subito una brusca virata. Ricordate le grane giudiziarie che hanno coinvolto esponenti di governi di centrosinistra? Le richieste di dimissioni, spesso veementi, provenienti allora dalla stessa Meloni, oggi suonano come un lontano eco.
Il 2013 è un anno significativo. Ricordiamo bene il caso Josefa Idem, sottosegretario al Ministero dell'Ambiente nel governo Letta. Le polemiche sull'assegnazione di un incarico pubblico, anche se non si concretizzò in una indagine, alimentarono le tensioni politiche del tempo. E poi c'è la vicenda Annamaria Cancellieri, allora ministro dell'Interno, coinvolta indirettamente nelle indagini sul caso Ligresti. Le pressioni per le sue dimissioni furono considerevoli, provenienti da diversi schieramenti. Anche in questo caso, le dimissioni non arrivarono.
Avanzando di qualche anno, ecco il caso di Federica Guidi, ministro dello Sviluppo Economico nel governo Renzi, coinvolta in un'indagine giudiziaria. Anche in quel caso, il dibattito sulle dimissioni fu acceso. Si trattò di un'inchiesta complessa con molteplici aspetti, dalla quale la Guidi uscì con un'assoluzione. Ma l'ombra delle dimissioni rimase per lungo tempo.
Oggi, con il centrodestra al governo, la prospettiva appare radicalmente differente. Il cambio di tono è evidente. Mentre in passato le richieste di dimissioni per gli indagati erano pressoché automatiche da parte dell'opposizione di centrodestra, ora l'esecutivo tende a giustificare la permanenza in carica dei suoi esponenti coinvolti in inchieste, spesso attribuendo la responsabilità ai magistrati. Questo contrasto di atteggiamenti alimenta un acceso dibattito sulle responsabilità politiche e sulla coerenza dell'azione governativa.
La questione solleva interrogativi cruciali sulla giustizia e sulla trasparenza politica. La differenza tra le richieste di dimissioni del passato e l'attuale approccio del governo Meloni genera un senso di disagio. Si tratta di un semplice cambiamento di prospettiva dovuto al cambio di maggioranza, oppure di una vera e propria incoerenza?
La domanda resta aperta, e la risposta richiederà un'attenta analisi del contesto politico e giudiziario. Il rischio, evidente, è quello di creare una percezione di disparità di trattamento tra esponenti politici di diverso schieramento, minando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
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