Colloquio Vance-Parolin in Vaticano, Papa assente: divergenze su temi migratori e negoziati di pace.

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Mano Tesa USA in Vaticano: Un Dialogo Aperto con Ombre su Ucraina e Migranti
Il recente incontro in Vaticano tra il Segretario di Stato della Santa Sede, Cardinale Pietro Parolin, e la Vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, ha segnato un tentativo di riavvicinamento tra le due potenze. L'incontro, avvenuto in un clima di cordialità, ha permesso un franco scambio di opinioni su temi di stringente attualità internazionale.
Pace, Ucraina e Medio Oriente sono stati al centro dei colloqui. La Santa Sede, da sempre impegnata nella promozione del dialogo e della risoluzione pacifica dei conflitti, ha espresso la propria preoccupazione per il protrarsi della guerra in Ucraina e per le conseguenze umanitarie che ne derivano. Parallelamente, sono state affrontate le tensioni in Medio Oriente, con un focus sulla necessità di proteggere i civili e di favorire una soluzione politica duratura.
Sebbene l'incontro con Parolin sia stato positivo, l'assenza di un'udienza con il Pontefice ha sollevato interrogativi. Fonti vaticane suggeriscono che divergenze di vedute su temi come l'accoglienza dei migranti e l'approccio alla guerra in Ucraina potrebbero aver contribuito a questa decisione. La Santa Sede, infatti, ha più volte ribadito l'importanza di un approccio umanitario alla crisi migratoria e ha auspicato un cessate il fuoco immediato in Ucraina, per permettere l'avvio di negoziati di pace.
Ora, si attende di vedere se questo scambio di opinioni porterà a un cambio di passo da parte dell'amministrazione statunitense, in particolare sulle questioni dell'Ucraina e del Medio Oriente. La Santa Sede, pur mantenendo la propria linea, si è dimostrata aperta al dialogo e alla collaborazione, nella speranza di contribuire a una soluzione pacifica delle crisi internazionali.
Il tema dei migranti resta un nodo cruciale. La posizione della Santa Sede è ben nota e si basa sull'accoglienza e l'integrazione, principi che spesso si scontrano con le politiche migratorie di molti paesi, inclusi gli Stati Uniti.
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