**Il New Deal tra Fede, Nazione e Roosevelt**

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L'Eredità di Roosevelt: Un Capitalismo Democratico Ottant'anni Dopo
Di Giovanni De Luna
Ottant'anni fa, il 4 marzo 1933, Franklin Delano Roosevelt assumeva la presidenza degli Stati Uniti in uno dei momenti più bui della sua storia. L'America, prostrata dalla Grande Depressione, guardava a lui con speranza, aspettandosi un cambiamento radicale. E Roosevelt non deluse quelle aspettative. La sua visione, come magistralmente analizzata in un articolo del 1993 su Repubblica dallo storico Giovanni De Luna, recentemente scomparso, era quella di un "capitalismo democratico", un sistema in cui il benessere sociale e la libertà economica potessero convivere armoniosamente.
Il New Deal, l'insieme di politiche e riforme implementate da Roosevelt, rappresentò una rottura netta con il passato. Pur non abbracciando il socialismo, Roosevelt comprese la necessità di un intervento statale massiccio nell'economia per contrastare la disoccupazione, sostenere i più deboli e regolamentare il sistema finanziario. Creò la Social Security Administration, un pilastro del welfare state americano, e promosse programmi di lavori pubblici che diedero impiego a milioni di persone.
La sfida per il capitalismo democratico rooseveltiano persiste ancora oggi, a ottant'anni dalla sua morte. Le crescenti disuguaglianze economiche e sociali, aggravate dalla recente crisi pandemica, richiedono un ripensamento delle politiche economiche e sociali. L'eredità di Roosevelt ci ricorda che un capitalismo senza regole e senza attenzione al benessere della collettività è destinato a fallire. La sua presidenza rimane un esempio di leadership coraggiosa e di visione lungimirante, capace di affrontare le sfide del presente guardando al futuro.
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