Regolarizzazione delle prostitute: un aiuto allo sfruttamento?

Istat e servizi sessuali: polemiche per la nuova classificazione delle attività economiche
L'Istat ha rivisto la classificazione delle attività economiche, includendo per la prima volta anche i "servizi sessuali". Questa decisione, resa nota nelle scorse settimane, ha scatenato un'ondata di polemiche, con diverse forze politiche che esprimono forti perplessità. La possibilità, per l'Agenzia delle Entrate, di richiedere una parte dei proventi derivanti da queste attività, ha acceso un acceso dibattito sul delicato tema dello sfruttamento e della regolarizzazione del lavoro del sesso.
Avs, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico si sono espressi in termini nettamente critici, definendo la scelta dell'Istat "pericolosa". Secondo queste forze politiche, la classificazione dei servizi sessuali tra le attività economiche regolarmente tassabili rischia di favorire lo sfruttamento e di legalizzare un settore ad elevato rischio di criminalità. La preoccupazione principale è che la possibilità di tassare i proventi possa mascherare e rendere più difficile contrastare il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione.
Il timore espresso dai partiti di opposizione è che questa iniziativa, anziché proteggere le lavoratrici del sesso, finisca per aiutare i loro sfruttatori, offrendo loro una parvenza di legalità che agevola l'evasione fiscale e rende più complesso l'intervento delle forze dell'ordine. Si teme una situazione paradossale in cui lo Stato, invece di contrastare lo sfruttamento, ne diventi inconsapevolmente complice, grazie a un meccanismo di tassazione che potrebbe agevolare chi lucra sul lavoro delle persone costrette alla prostituzione.
L'Istat, dal canto suo, non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alle polemiche sollevate. La decisione di includere i servizi sessuali nella nuova classificazione delle attività economiche, al di là delle intenzioni, ha inevitabilmente aperto un dibattito complesso e articolato, che pone interrogativi cruciali sulla possibilità di conciliare la lotta allo sfruttamento con la necessità di regolamentare un settore marginale e spesso sommerso.
La discussione si concentra ora sulla necessità di individuare meccanismi di controllo efficaci che permettano di evitare che la regolarizzazione fiscale dei proventi derivanti dai servizi sessuali finisca per incrementare lo sfruttamento e la criminalità organizzata. Un'attenta analisi e una riflessione approfondita su questo tema sono, dunque, indispensabili per evitare conseguenze inaspettate e dannose.
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