Legalizzazione della prostituzione: la chiave di lettura Ateco e il punto di vista delle sex worker

Istat e attività economiche: la classificazione dei "servizi sessuali" genera polemiche
L'Istituto Nazionale di Statistica (Istat) ha recentemente aggiornato la classificazione Ateco, includendovi la voce "servizi sessuali". Questa decisione, seppur tecnica e volta ad una più accurata rilevazione delle attività economiche del Paese, ha scatenato un acceso dibattito pubblico, alimentando dubbi e interpretazioni errate.
Molti si chiedono se questa classificazione equivalga ad una legalizzazione dello sfruttamento della prostituzione. La risposta è un secco no. L'inserimento nell'Ateco non implica alcuna modifica allo status giuridico della prostituzione in Italia, che rimane un'attività illegale, eccetto in casi specifici e regolamentati. La classificazione serve semplicemente a migliorare la comprensione del panorama economico nazionale, includendo anche settori che, pur essendo illegali o marginalizzati, generano un flusso di denaro e impiegano persone.
Cosa cambia concretamente? L'aggiornamento Ateco permette all'Istat di raccogliere dati più precisi e completi sull'economia sommersa, consentendo analisi più approfondite sulle dimensioni e le caratteristiche del fenomeno della prostituzione. Questo non significa "dare un'etichetta di legalità" all'attività, bensì rendere possibile una mappatura più efficace, utile per interventi sociali e di contrasto allo sfruttamento.
L'inclusione dei "servizi sessuali" nell'Ateco permetterà, ad esempio, di studiare meglio i flussi finanziari legati a questa attività, identificare eventuali collegamenti con altre forme di criminalità organizzata e monitorare l'impatto della prostituzione sulla salute pubblica e sul benessere delle persone coinvolte. Questi dati potrebbero rivelarsi cruciali per lo sviluppo di politiche più efficaci di contrasto allo sfruttamento e di tutela delle sex worker, spesso vittime di violenza e di condizioni di lavoro degradanti.
È fondamentale distinguere tra la classificazione statistica e l'aspetto legale. L'Istat svolge un ruolo puramente descrittivo, fornendo dati oggettivi per l'analisi del contesto socio-economico. La lotta allo sfruttamento e la tutela dei diritti delle persone coinvolte nella prostituzione restano responsabilità di altre istituzioni e politiche governative. La discussione pubblica, quindi, dovrebbe concentrarsi sulla necessità di interventi mirati a contrastare lo sfruttamento e a garantire la sicurezza e la dignità delle sex worker, anziché sulla errata interpretazione della semplice classificazione Ateco.
Per approfondire la questione e consultare l'aggiornamento della classificazione Ateco, si consiglia di visitare il sito ufficiale dell'Istat.
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