Il rollercoaster di Trump: insulti e retromarce

Il rollercoaster di Trump: insulti e retromarce

Sull'ottovolante di Trump: dagli insulti al dietrofront sui dazi

"Tutti i Paesi mi chiamano per baciarmi il culo. Fanno di tutto per firmare un accordo", così aveva dichiarato con la sua consueta spavalderia il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in riferimento alle trattative commerciali internazionali. Una frase che riassumeva l'atteggiamento arrogante, ma anche inconsapevole, che ha caratterizzato la sua amministrazione in materia di dazi. Un atteggiamento che, però, ha subito una brusca frenata, un clamoroso dietrofront dettato più dall'influenza dei leader dell'ala destra americana che dalle pressioni di Wall Street.

La retorica aggressiva di Trump, che si traduceva in minacce di dazi elevati su merci provenienti da diversi Paesi, sembrava incorruttibile. La sua convinzione di poter "vincere" ogni trattativa commerciale attraverso la forza sembrava inattaccabile. Tuttavia, la realtà si è dimostrata più complessa. L'imposizione dei dazi, pur ottenendo alcuni risultati a breve termine, ha iniziato a mostrare i suoi effetti negativi sull'economia americana, alimentando l'inflazione e penalizzando alcune industrie.

La pressione da parte delle imprese, preoccupate per le conseguenze economiche delle sue politiche protezionistiche, è stata costante. Ma a sorprendere è stata la forza dell'influenza esercitata dagli influencer di destra, figure chiave nel panorama mediatico conservatore, che hanno iniziato a criticare apertamente la politica commerciale dell'amministrazione Trump. Questi personaggi, con un seguito di milioni di persone sui social media, hanno contribuito a creare un clima di opinione pubblica sfavorevole ai dazi, erodendo il sostegno politico a questa strategia.

Di fronte a questo cambiamento di scenario, Trump ha dovuto fare marcia indietro. Il dietrofront, seppur non ammesso esplicitamente come una sconfitta, rappresenta un significativo cambiamento di rotta. La dichiarazione iniziale, piena di arroganza e autocelebrazione, si scontra con la realtà di un'amministrazione costretta a rivedere le proprie scelte di fronte alla pressione di una combinazione di fattori economici e politici inaspettati. La vicenda evidenzia la complessità delle relazioni internazionali e la fragilità anche del potere di un leader carismatico come Donald Trump, un leader che, nonostante la sua immagine di forza, si è trovato costretto a cedere di fronte a una convergenza di pressioni provenienti da diversi fronti.

Questo episodio ci insegna che anche le strategie politiche apparentemente più solide possono essere messe in discussione e che l'influenza dei media, in tutte le sue forme, può giocare un ruolo decisivo nel determinare l'esito degli eventi politici ed economici.

(10-04-2025 01:00)