Dazi: 18 ore di trattative, tv accesa e amici fidati prima del dietrofront di Trump

Il dietrofront di Trump sui dazi: 18 ore di follia
La decisione del Presidente di congelare le tariffe sui prodotti cinesi, annunciata a sorpresa lo scorso mese, è stata preceduta da 18 ore di frenetico dietro le quinte, un susseguirsi di eventi che ha lasciato sbalorditi persino i suoi più stretti collaboratori. Non si trattava, a quanto pare, di una scelta meditata e ponderata, ma di un repentino cambio di rotta dettato da una miscela di pressioni esterne e interne, nonché da un'atmosfera decisamente surreale.
Secondo fonti vicine alla Casa Bianca, le ore precedenti all'annuncio sono state caratterizzate da un'intensa attività. Il Presidente, apparentemente, trascorreva molto tempo davanti alla televisione, in particolare su Fox News, assorbendo commenti e analisi spesso fortemente influenzate dalla sua base elettorale. Queste trasmissioni, con le loro opinioni spesso molto polarizzate, sembrano aver giocato un ruolo cruciale nel suo processo decisionale.
Un altro elemento chiave sembra essere stato il crescente timore per l'impatto negativo dei dazi sull'economia americana, un timore che si rifletteva nella performance negativa dei bond governativi. La situazione finanziaria, in continua evoluzione, ha creato un clima di crescente incertezza, amplificando le già presenti tensioni. Gli amici del Presidente, alcuni dei quali lo hanno descritto come “sotto pressione” in quelle ore, hanno confermato questa narrativa.
La mancanza di un piano preciso, una caratteristica distintiva di questa amministrazione, è ulteriormente emersa durante queste 18 ore di caos. Non c'è stata una strategia ben definita, ma piuttosto una serie di reazioni in tempo reale a stimoli esterni, rendendo la decisione finale più una risposta istintiva che un'azione ponderata.
Il risultato è stato un dietrofront clamoroso, una decisione che ha lasciato molti degli stessi collaboratori del Presidente spiazzati. La scelta di congelare le tariffe, seppur presentata come un gesto volto a proteggere l'economia, non è stata accolta con entusiasmo universale, anzi, ha lasciato molti con il dubbio su quale sia la vera direzione economica dell'amministrazione.
L'episodio evidenzia la complessità del processo decisionale all'interno della Casa Bianca e sottolinea l'influenza di fattori esterni, dalla televisione ai mercati finanziari, sul Presidente. Un'immagine, quella di un leader influenzato da forze esterne e preso da decisioni rapide, che difficilmente contribuisce ad alimentare un'immagine di stabilità politica e economica.
In definitiva, le 18 ore precedenti al dietrofront sui dazi rappresentano un caso studio sulla fragilità e sulla volatilità del potere esecutivo, un esempio di come decisioni con implicazioni globali possono essere prese in un'atmosfera di improvvisazione e reazione, piuttosto che di pianificazione strategica.
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