Semilibertà per Stasi: via libera parziale, ma con un'ombra sull'intervista.

Stasi, semilibertà in bilico: il Tribunale di Sorveglianza si pronuncia entro 5 giorni
Alberto Stasi, condannato per l'omicidio di Chiara Poggi, attende con ansia la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano. L'udienza, svoltasi oggi, si è conclusa con la promessa di una risposta definitiva entro cinque giorni. Una decisione che dipenderà, in larga misura, dalla valutazione della richiesta di semilibertà avanzata dalla difesa.
Stasi non era presente in aula. La sua assenza, secondo le dichiarazioni del suo avvocato, è motivata da un profondo rispetto istituzionale nei confronti dei giudici. Una scelta, questa, che non ha mancato di alimentare le polemiche, già accese a seguito di una recente intervista rilasciata dallo stesso Stasi senza l'autorizzazione del suo legale.
Il parere del Tribunale sulla richiesta di semilibertà è stato, a quanto risulta, parzialmente positivo. L'intervista non autorizzata, però, rappresenta un elemento di criticità significativo che potrebbe compromettere la concessione della misura alternativa alla detenzione. La concessione della semilibertà, infatti, presuppone un comportamento irreprensibile e la dimostrazione di un reale percorso di riabilitazione. L'intervista, in contrasto con le indicazioni della difesa, potrebbe essere interpretata come una mancanza di rispetto delle procedure giudiziarie e una scarsa attenzione verso il percorso di reinserimento sociale.
Nei prossimi cinque giorni, il Tribunale di Sorveglianza dovrà valutare attentamente tutti gli elementi a disposizione, compresa la condotta di Stasi durante la sua detenzione e le prospettive di reinserimento sociale. La decisione finale sarà quindi cruciale non solo per il futuro di Stasi, ma anche per la comprensione del processo di riabilitazione e delle possibilità di accesso a misure alternative alla detenzione per condannati.
L'attesa è febbrile. La vicenda, che ha scosso profondamente l'opinione pubblica, continua a generare dibattito e a sollevare interrogativi sul delicato equilibrio tra il diritto alla riabilitazione e la necessità di garantire giustizia e rispetto per le vittime.
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